Abstract:
Scopo del lavoro di ricerca è ridefinire lo spazio come strategia rappresentativa non soltanto letteraria, ma anche culturale. Ripercorrendo l’evoluzione del pensiero spaziale dall’antichità allo “spatial turn” di fine Novecento emerge una sempre maggiore concezione relazionale dello spazio sociale, la cui diversa configurazione è collocabile in precise epoche e sistemi culturali. Si ricorrerà dunque a una lettura sociologica degli spazi letterari per unificare le dimensioni spaziali – concettuali, esperienziali, simboliche – insite in essi e per studiare i mutamenti paradigmatici a cavallo di due fasi culturali. L’analisi metterà a fuoco il periodo storico che precede e segue l’evento epocale della caduta del Muro di Berlino attraverso due romanzi di lingua tedesca ambientati nella capitale: mentre in «“Ich”» (1993) di Wolfgang Hilbig un aspirante scrittore e collaboratore della Stasi si muove tra i corridoi sotterranei di Berlino Est, nella cui esperienza straniante e onirica si palesano le logiche discorsive labirintiche che controllano capillarmente la realtà in superficie e si rivela la portata della Ostmoderne hilbighiana, in «Alle Tage» (2004) di Terézia Mora “B.” è lo spazio tanto indefinito quanto aperto dell’epoca globalizzata, in cui approdano, o si arenano, le esistenze più diverse; qui prende forma la Orientierungslosigkeit di un migrante senza patria che si muove in un labirinto senza centro, infinitamente marginale, cifra degli stravolgimenti dello spazio collettivo europeo dopo il 1989.