Abstract:
Il romanzo “Demoni” di F.M. Dostoevskij è intriso di simbologia cristiana e allo stesso tempo offre tutte le declinazioni possibili del male e dell’abiezione. Dai personaggi e dalla struttura delle loro interazioni si evince un profondo legame con il cristianesimo ortodosso, si hanno di fronte vere e proprie incarnazioni letterarie di concetti filosofico-religiosi, che si esemplificano attraverso la dialettica interiore dei personaggi.
Nella prima sezione, partendo dalla concezione del male nell’ortodossia, si passa alla visione del problema nell’opera dostoevskiana, così come è stata interpretata da filosofi e teologi: da Solov’ev, Berdjaev, Evdokimov, Šestov, S. Bulgakov, fino agli sguardi contemporanei di Kantor ed Esaulov.
La seconda parte tratta la demonologia: dalla nascita del concetto di daimon nell’antica Grecia, fino al passaggio nella mentalità giudaica e la sua trasformazione definitiva in demonio nel Nuovo Testamento. La cultura russa è popolata di demoni: il bes è quello che traduce il daimonion neotestamentario ed è scelto da Dostoevskij come titolo del romanzo per la capacità di pervertire e possedere l’uomo.
Infine si entra nell’opera letteraria, con un approfondimento sulla doppia epigrafe: quella dal vangelo di Luca e quella puskiniana, due modi diversi di intendere il bes e due chiavi di lettura per il romanzo. A seguire i personaggi principali, analizzati attraverso la simbologia biblico-ortodossa di cui sono intessuti: Stavrogin, l’Anticristo-Giuda, Petr Verchovenskij, il demone abietto e Pietro, Marija Lebjadkina, Maria Vergine e Sofia, Kirillov dalla teandria all’Uomo Dio, Šatov il portatore di Cristo e del nazionalismo religioso russo. Sarà scopo principale di questo lavoro di tesi mostrare come l’autore abbia costruito il romanzo attraverso l’uso di immagini bibliche spesso rovesciate, affiancando la parabola cristologica a una controparte evidentemente satanica, in una sorta di mondo deformato, non solo incapace di avvicinarsi al messaggio evangelico, ma in grado solo di ribaltarlo e di generare il suo opposto.