Questa tesi affronta il dibattito sulle immagini religiose nel Cinquecento da una prospettiva del tutto inedita, mirando a inseguire le ragioni, ripercorrere le soluzioni e le aspettative maturate in ambienti aperti a rivedere in chiave mistica la funzione delle opere d’arte. Una sistematica revisione critica della carriera giovanile di Paolo Veronese, condotta incrociando i percorsi della ricerca archivistica con quelli dell’analisi iconografica, ha messo in luce il coinvolgimento del pittore entro canali di committenza compromessi con le istanze di riforma maturate all’interno dell’Ecclesia viterbiensis da un lato, e nelle fila dell’Osservanza francescana dall’altro. Stimolato da figure come Marino Grimani, Alvise e Giorgio Corner di Giovanni e Daniele Barbaro, Paolo mette a punto immagini propriamente mistagogiche, attraverso un’accorta manipolazione di diversi registri visivi e l’ampio dispiegamento di originali strategie iconografiche e logico-sintattiche.
The aim of the present work is to shed new light on the 16th century debate on sacred images by describing the arguments, the answers and the expectations of some neglected groups that suggested to reconsider the function of religious art in a mystic sense. A systematic critical review of Veronese’s early career has been conducted through a twofold analysis, archivistic and iconographical, to show that some of the painter’s patrons were deeply concerned with the main themes of the Catholic reform because of their involvement with the Ecclesia Viterbiensis on the one hand, and the Franciscan Observance on the other hand. With the help of men like Marino Grimani, Alvise and Giorgio Corner di Giovanni and Daniele Barbaro, Veronese realized some mystagogical images that reveal a wise manipulation of different visual registers and a broadened use of original iconographical and logical-syntactic devices.