Lo scopo del presente lavoro è fornire un’analisi approfondita dell’uso delle citazioni di poeti arcaici, classici ed ellenistici all’interno delle tre opere principali di Niceta Coniata, storico e retore bizantino del XII secolo: le Cronache, in cui narra le vicende di Costantinopoli, le diciotto orazioni e le otto lettere pervenute del suo epistolario.
L’analisi delle citazioni vuole mostrare, innanzitutto, la consuetudine dell’autore con numerosissime espressioni tratte dai testi antichi, chiarendo però al contempo che Niceta, contrariamente a quanto si è talvolta affermato, non conosceva approfonditamente i testi antichi, ma sfruttava prevalentemente la tradizione indiretta, inserendo le espressioni antiche talvolta a scopo estetico, per nobilitare la propria opera e, più spesso, per mostrare, attraverso le parole di un’auctoritas, aspetti della realtà contemporanea – in particolare politica – che non condivideva.
Si possono evidenziare almeno due tipi diversi di citazioni, quelle letterali o di espressioni lessicali e i rimandi mitologici; le prime, talvolta anche dichiarate, sono spesso a carattere sentenzioso e presentano piccoli elementi di variatio, con cui l’autore manifesta la propria capacità di rielaborazione dell’originale; i rimandi al mito, filtrati attraverso autori precedenti, sono posti in parallelo con fatti dell’età contemporanea; è da osservare che la realtà supera sempre il mito, sia nel bene che nel male.
La citazione, spesso fusa con riferimenti all’Antico e al Nuovo Testamento, diventa mezzo espressivo di giudizi personali sull’imperatore e sullo stato bizantino, che l’autore non avrebbe potuto esprimere in modo diretto.
The aim of this study is to give an in-depth analysis of the use of quotation from archaic, classical and Hellenistic poetry in the three main works by the Byzantine historian and rhetorician Niceta Coniata (XII c.): the Chronicle of the history of Constantinople, his eighteen orations and eight letters from his epistolarium.
First of all, this analysis points out Niceta’s familiarity with a very large number of expressions from the ancient literature, but, at the same time, it clarifies that this author had no in-depth knowledge of ancient poetry (contrary to what has been sometimes stated), but turned often to indirect tradition, inserting these expressions with an aesthetic aim or, more often, in order to highlight – by words from an auctoritas – his own opinion relevant to some aspects of contemporary history, especially the political ones – with whom he didn’t agree.
There are at least two kind of quotations: the literary ones – single words or phrases – and the mythological cross-references; the first ones are often sentences and have some elements of variation, used by the author in order to show his own ability in reprocessing. With regard to the second ones, Niceta draws a parallel between ancient myths and contemporary events, which always surpass the mythological narrations.
Frequently melted with references to Old and New Testament, quotation becomes an expressive mean of personal judgments on the Emperor and the Byzantine Empire, which the author was not allowed to express directly.