Abstract:
Le campagne antischiaviste e abolizioniste più conosciute dalla storiografia sono quelle anglo-sassoni e francesi ma le tappe giuridiche che nell’arco di un secolo hanno portato alle varie abolizioni della schiavitù hanno coinvolto la gran parte dei paesi europei. Tra questi, gli Stati italiani preunitari e, dopo il 1860, l’Italia sono rimasti nell’ombra. In realtà ci fu un dibattito abolizionista transnazionale che coinvolse l’area italiana e – in alcuni stati italiani – le abolizioni giuridiche vennero sancite. L’Italia aderì ai trattati internazionali e lo Stato Pontificio giocò un ruolo rilevante non solo nell’area italiana ma all’interno del dibattito abolizionista transnazionale. In molte città degli stati italiani affacciate sul Mar Mediterraneo, la presenza di casi di schiavitù tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo è riscontrabile, seppur il fenomeno volga complessivamente al tramonto. Dal punto di vista quantitativo si può utilizzare l’espressione “fenomeno residuale”, ma le storie di vita e le pratiche schiavistiche che si incrociano nelle varie città sono ben significative e non lontane dalle pratiche schiavili in uso nei secoli precedenti. La cattività, il ruolo che gioca la guerra corsara, il rapporto tra schiavitù e servaggio e il battesimo come via d’uscita rappresentano tutti aspetti rilevanti di questo complesso fenomeno. Dunque nel secolo delle abolizioni della schiavitù, forme di schiavitù continuano a persistere in area italiana.