Abstract:
Nell'ambito della ricerca sulle linee di indirizzo della conservazione del patrimonio architettonico nella Venezia del secondo Ottocento, lo studio del caso della Ca' d'Oro è parso particolarmente interessante ai fini di un riesame dei rapporti fra le istituzioni, centrali e periferiche, preposte alla tutela e i protagonisti degli interventi. Pur essendo stato l'oggetto di una vasta attenzione nel corso dell'Ottocento, sotto il profilo storico-artistico e sotto quello della conservazione, le fasi più significative della vicenda conservativa del monumento non risultavano infatti adeguatamente esplorate e ricostruite nella bibliografia, dei secoli scorsi, come del nostro. Tre sono le fasi più rilevanti: l'intervento di Giambattista Meduna per conto del principe Alessandro Troubetzkoi (1845-1850); l'impresa di ripristino condotta dal barone Giorgio Franchetti tra il 1894 e il 1916, con il probabile coinvolgimento dell'architetto Domenico Rupolo, come emerso dalla ricerca; il periodo compreso tra la donazione del palazzo allo Stato (1916) e il 1927, anno dell'apertura della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro, in cui sono conivolti oltre al Barone (sino al 1922), l'architetto Ferdinando Forlati e altri importanti protagonisti della scena culturale veneziana e non solo: il Soprintendente alle Gallerie Gino Fogolari e il pittore Mariano Fortuny, come si è potuto verificare nel corso del lavoro.
La ricerca ha comportato anzitutto la ricognizione delle fonti negli istituti veneziani e presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma, che ha permesso di ricostruire l'organica cronologia e consistenza degli interventi e il reperimento del repertorio iconografico, della documentazione fotografica e di alcuni elaborati progettuali. Lo studio ha condotto quindi alla comprensione critica degli interventi, sotto i vari aspetti del contesto dei provvedimenti di tutela; del rapporto tra committenza e professionisti incaricati e destinazione d'uso; della loro relazione con la storia dell'architettura e con la coeva recezione del palazzo e degli altri monumenti medievali cittadini; con le iniziative a favore dell'arte pubblica e con il ruolo di "icona" dell'edificio che si rafforza nel clima della Prima guerra mondiale, portando inoltre a formulare l'ipotesi che il palazzo abbia rivestito un ruolo di "modello" anche nei confronti delle nuove architetture cittadine: Palazzo Genovese e la Pescheria di Rialto.