Abstract:
Questa ricerca dottorale ricostruisce la presenza ebraica nella città di Ljubljana, capoluogo della Provincia asburgica della Carniola (fino al 1918), poi capitale della Banovina della Drava nel Regno della Jugoslavia (1918-1941) e città principale nella Provincia di Lubiana durante l’invasione italiana della Jugoslavia (1941-1943), nella quale gli ebrei poterono risiedere dopo l’Emancipazione asburgica del 1867 e ne furono allontanati nel 1941 dallo Stato fascista in quanto ebrei “genericamente sospetti” oppure “stranieri”. Gli aspetti messi in evidenza sono i rapporti tra le diverse autorità statali nei confronti del nucleo ebraico residente a Ljubljana e le sue relazioni con le più vicine comunità ebraiche di Trieste, Graz, Zagabria e Murska Sobota. Attraverso la rappresentazione delle vicende personali di alcuni membri del nucleo ebraico lubianese si è cercato inoltre di delineare un quadro della loro situazione sociale, in particolare l’immigrazione ebraica e la loro situazione economica e lavorativa.
Gli ebrei di Ljubljana rappresentano da un lato un caso interessante per lo studio dei rapporti tra minoranza e maggioranza nel passaggio dall’Impero allo Stato nazione. In secondo luogo sono importanti all’interno delle ricerche sulla persecuzione degli ebrei negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Con questa tesi si è cercato di identificare il livello e le possibilità di sviluppo di una piccola minoranza, in questo caso religiosa, all’interno di più amministrazioni statali che nei suoi confronti hanno dimostrato diversi gradi di tolleranza o intolleranza, e che si è dovuta confrontare durante tutto il periodo con una società civile sostanzialmente ostile.