Though he borrows his conception of eternal and uncreated matter from Greeks' physics – in particular from Strato of Lampsacus's one, that in modern debate contends with Epicurus's one for the status of paradigm of coherent materialism – Leopardi breaks with ancient philosophy. Indeed, his reflection takes to its extreme consequences the sceptical issue of modern thought, which, despite its denial of platonism, has carried on maintaining the existence of an absolute. According to Leopardi the reality has no foundation: the principle of all things is nothing. He overturns the rationalism reigning in the western philosophy since its Greek origins. Even when is founded over a materialistic and afinalistic view of nature, Greek ethics remains rationalistic: for the Epicureanism the knowledge of truth is the phármakon, the remedy for pain. Epicurus condemns the sentence of Silenus. For Leopardi, heir of Silenus and Solomon's wisdom, the reason, knowing «the infinite vanity of everything», sees in eternity of annihilation the «medicine of all evils».
Pur mutuando la sua concezione di materia eterna e increata dalla fisica greca, nella fattispecie da quella di Stratone di Lampsaco, che nel dibattito moderno si contende con quella di Epicuro lo status di modello di materialismo coerente, Leopardi rompe con la filosofia antica. La sua riflessione porta infatti alle estreme conseguenze lʼesito scettico del pensiero moderno, che, nonostante la sua negazione del platonismo, ha continuato a sostenere lʼesistenza dellʼassoluto. Per Leopardi la realtà non ha alcun fondamento: il principio delle cose è il nulla. Egli sovverte il razionalismo che ha imperato nella filosofia occidentale fin dalle sue origini greche. Anche quando è fondata su una visione della natura meccanicistica e ateleologica, lʼetica greca rimane intellettualistica: lʼepicureismo identifica nella conoscenza della verità il phármakon, il rimedio contro il dolore, condannando la sentenza silenica. Per Leopardi, erede della sapienza del Sileno e di Salomone, la ragione, che conosce «lʼinfinita vanità del tutto», vede nellʼeternità dellʼannullamento la «medicina di tutti i mali».