Abstract:
La ricerca prende in esame il cospicuo patrimonio di scultura italiana conservato nella
capitale uruguaiana.
I due termini temporali indicano dei paletti cronologici ben definiti: è infatti dalla metà
dell'Ottocento che si stabilisce a Montevideo un gruppo di pittori prima e scultori poi,
di origine italiana, mentre gli anni venti segnano la svolta culturale dell'Uruguay,
dovuta ad una conoscenza diretta di modelli europei.
In questo arco cronologico Montevideo ha conosciuto un arredo monumentale e
architettonico principalmente legato a maestranze italiane; che siano queste
rappresentate da scultori alla ricerca di maggior fortuna oltreoceano, o da figure che
hanno agito da intermediari con i laboratori italiani. Questo ha permesso che giungesse
a Montevideo una notevole quantità di scultura italiana, principalmente di carattere
cimiteriale, all'interno della quale vale la pena segnalare il Minatore di Enrico Butti,
l'Olocausto e il Monumento al lavoro di Leonardo Bistolfi ed un busto di Garibaldi di
Vincenzo Vela.
Dal secondo decennio anche l'Uruguay è interessato dai grandi concorsi internazionali,
e due sono vinti da italiani: il monumento al General Artigas di Angelo Zanelli e il
Palazzo Legislativo affidato, in seconda battuta, a Gaetano Moretti, che per anni è
attivo a Montevideo anche in veste di docente.
Incrociando i dati della bibliografia italiana con quella uruguaiana, con lo spoglio di
riviste d'epoca e la ricerca d'archivio, ho cercato di ricostruire le dinamiche socioculturali
che hanno spinto due generazioni di artisti a lavorare in Sudamerica e
soprattutto il meccanismi che hanno mantenuto viva la richiesta di manufatti italiani.
Mettere a fuoco i protagonisti di questa vicenda è spesso significato ricostruire ex novo
alcune biografie. La tesi si configura dunque come un catalogo scientifico che, con
numerosi inediti e una campagna fotografica, documenta il patrimonio custodito a
Montevideo, la sua evoluzione e la sua interazione con le proposte artistiche autoctone.
A termine della ricerca, posso affermare che nella sola capitale si contino più di
centocinquanta pezzi di plastica italiana, che provano l'esistenza di un forte legame
culturale che ha segnato almeno trent'anni della storia dell'Uruguay.
The research examines the incredibly large quantity of Italian sculpture in the capital
city of Uruguay. The two temporal terms define two precise chronological moments:
from the second half of the 19th century in fact, a group of Italian painters first, and
sculptors in a second moment, settle in Montevideo. The Twenties bring cultural change
for Uruguay, due to a direct kwnoledge of European models. During this period,
Montevideo knew monumental and architectonic decoration strictly connected to Italian
skilled workers. Some of them were sculptors searching for more fortune on the other
side of the world, others were mediators from the Italian art-laboratories, thus importing
a great quantity of cemeterial sculptures. They have also imported masterpieces of 19th
century Italian art, such as the "Minatore" by Enrico Butti, the "Olocausto" and the
"Monumento al Lavoro" by Leonardo Bistolfi and a bust of Giuseppe Garibaldi by
Vincenzo Vela. Since the 1910's Uruguay was also involved in international
competitions. Two of these competitions were won by Italian artists: General Artigas'
monument by Angelo Zanelli and the Palazzo Legislativo, that was completed by
Gaetano Moretti, who taught at the University of Montevideo during this period. I've
compared the Italian items with the Uruguayan ones taken from the available
bibliography and from the newspapers of that period. I've also researched the
Montevideo archives, so that I was able to understand the social and cultural reasons
that brought two generations of artists to work in South America and, above all, to
account for the constant demand for Italian works of art. I was able to outline the main
processes of this demand and in some cases I had to completely reconstruct the lives and
careers of these artists. The research is in the form of a scientific catalogue with a lot of
unpublished news and photos which documents the vast patrimony kept in Montevideo.
It has been also important to acquire a view of the mutual influence on local painting,
literature and culture in general.
So at the end of my research, I can conclude that in Montevideo there are approximately
150 pieces of Italian sculpture which are proof of the "cultural relationship" that has
affected the history of Uruguay for almost 30years.