Abstract:
Scopo di questo lavoro è monitorare il comportamento linguistico di soggetti in età evolutiva con adozione internazionale che apprendono la lingua italiana. Queste persone, nel momento in cui arrivano nel nostro paese, sono già cittadini italiani, non si tratta quindi di bambini stranieri, ma la loro condizione è estremamente particolare sul piano psicolinguistico. Se da un lato sono tutelati giuridicamente, il loro affrancamento nel nostro paese è tuttaltro che semplice ed automatico. Crediamo che proprio l’analisi del dato linguistico sia fondamentale per creare le premesse di una futura integrazione di successo, o come avviene in diversi casi, per affrontare diversi ordini di problemi, da quelli identitari, comunicativi, affettivi, relazionali, a disturbi veri e propri che sconfinano nei disturbi del linguaggio, della relazione e dell’apprendimento. Nella convinzione che l’acquisizione della L1 sia un passo fondamentale per la realizzazione di sè sul piano sociale e interpersonale e nelle interazioni con l’altro da sè in genere, valuteremo il particolare status linguistico di questi piccoli parlanti nel rapporto con l’Italiano come lingua materna, o come “seconda” lingua biologica.
Essendo inoltre legati ad una visione acquisizionale di carattere umanistico-affettivo, nell’accezione della scuola Veneziana di Glottodidattica, affronteremo gli aspetti psicoaffettivi che a nostro avviso sono fondanti per un’equilibrata assimilazione della lingua italiana in contesto adottivo. Una ricerca-indagine nella Provincia di Mantova su 40 casi di adozione internazionale permetterà una visione dinamica “sul campo” del fenomeno, dando voce ai genitori adottivi, attori primari del processo di integrazione psicolinguistica dei loro bambini. La valutazione dell’acquisizione linguistica della lingua italiana in un periodo breve e concentrato come quello che sperimentano i bambini adottati, ci permetterà altresì di aprire un focus sui meccanismi precoci di apprendimento linguistico.
Un ulteriore settore di interesse è rappresentato dal rapporto pregresso di questi soggetti con la lingua biologica, in relazione al suo eventuale mantenimento, o alla sua perdita erosiva, unitamente alla “storia” pre-adottiva, che può costituire una risorsa, ma anche occasione di sofferenza e difficoltà.
Questa angolazione “linguistica” ha le sue radici nel valore trasformativo della parola e nella sua capacità unica ed irripetibile di creare infinite reti di relazioni, in quanto strumento privilegiato della persona per “esprimere” ed “esprimersi.”