Were the Italian military judges entrusted with the prosecution of nazifascist war criminals the best fit to the task? Could the military law of war with which they had to operate make their work easier? The present research tries to provide an answer through a survey of international law as well as war beginning from the birth of the Italian State. The aim is that of understanding the "cultural" formation of those individuals who, just as the same representatives of the military justice, had fought from the benches of the military tribunals of war the partisan guerrilla which had generated most of the incriminated acts of violence. The difficulty in conceiving a clear responsibility for the actions of Nazi regular troops and especially the obligation to punish them show a problematic acceptance of the dynamics of World War II where the distinction between “regular” and “irregular” combatants disappeared.
I giudici militari italiani a cui venne affidato il compito di perseguire penalmente i criminali di guerra nazifascisti erano i soggetti più adatti? Il diritto militare bellico con cui dovevano operare poteva facilitare il loro lavoro? La ricerca cerca di dare una risposta attraverso un excursus nel mondo del diritto internazionale e bellico a partire dalla nascita dello Stato italiano per comprendere la formazione “culturale” di chi , come gli stessi rappresentanti della giustizia militare, pochi anni prima aveva combattuto dagli scranni dei tribunali militari di guerra quella stessa guerra partigiana dove troveranno origine gran parte delle violenze incriminate. La difficoltà a concepire una chiara responsabilità dell’operato delle truppe regolari nazifasciste e soprattutto l’obbligo di punirle dimostrano una problematica accettazione delle dinamiche della seconda guerra mondiale dove la distinzione fra combattenti “regolari e “irregolari” venne meno.