Abstract:
II lavoro affronta la questione del rapporto tra l'esistenza umana e l'evento dell'essere nel
pensiero di Martin Heidegger, con particolare attenzione per i Beitrage zur Philosophie (Vom
Ereignis) [Contributi alla filosofia (Dell'evento)], risalenti agli anni 1936-38 ma pubblicati
soltanto nel 1989. Nei Beitrage vi è la più ampia e approfondita trattazione della tematica
dell'evento, che si rivela fondamentale per il pensiero di Heidegger dopo Essere e tempo.
Essa viene svolta nella direzione della problematica dell'alterità, che è centrale nel dibattito
fenomenologico-ermeneutico contemporaneo. La tesi del lavoro è che grazie al concetto di
Ereignis (evento, appropriazione) è possibile ripensare la condizione di finitezza
dell'esistenza umana in relazione ad una dimensione altra che, pur sottraendosi alla presa, si
mostra esperibile. L'essere si da nella ritrazione, ed in questa dinamica è inscritto l'esistere
dell'uomo, che ha la possibilità di comprendere sé e gli altri muovendo non più dal cogito ma
per l'appunto da altro. L'idea di una fenomenologia dell'inapparente, che Heidegger enuncia
nel tardo seminario di Zàhringen, si ritrova proprio nelle pagine dei Beitrage, nella proposta
di una peculiare ontologia della ritrazione, che si colloca al di fuori di ogni onto-teologia.
Diversamente da quanto accadeva in Essere e tempo, l'essere non è più considerato a partire
dall'esserci (Dasein), ma come quell'alterità a cui l'uomo appartiene. Heidegger concepisce
l'essere come Seyn, il quale non ha il significato metafisico dell'enfiata (Seiendheit), cioè
della presenza stabile, ma assume un valore essenzialmente dinamico. Esso è pensato come
Ereignis, cioè come l'evento che, donandosi all'esistenza, le si sottrae, aprendo così lo spazio
ed il tempo. In questa prospettiva, la verità non è più intesa come aletheia (nonnascondimento),
ma come radura (Lichtung) del nascondimento, che rappresenta il fondo
abissale (Ab-grund) di ciò che appare. Di conseguenza, la verità esprime la correlazione
inscindibile tra apertura e nascondimento.
The issue of the relationship between human being and the event of being in Martin
Heidegger's thinking is the topic of the work. The focus is on the Beitrage zur Philosophic
(Vom Ereignis) [Contributions to Philosophy (From Enowning)], written during 1936-38 but
published only later in 1989. The Beitrage include the widest and deepest investigation of the
enowning's issue, which is crucial for Heidegger's thinking after Being and Time. This issue
is shifted towards the problems of alterity, nowadays a relevant topic discussed in
phenomenology and hermeneutics. The work's thesis is that, thanks to the concept of Ereignis
(event, enowning), it is possible to rethink human existence's finitude in connection to a
different dimension, which one can experience even if it withdraws itself. Being gives itself in
withdrawal: just in this dynamics find its place human existance, which has the possibility to
understand itself and the others starting from alterity and no more from the cogito. The idea of
a phenomenology of the unapparent, stated by Heidegger during the later Zahringen seminar,
can be actually founded in the Beitrdge, in particular in the proposal of a peculiar ontology of
the withdrawal, which is out of any onto-theology. Being is not thought anymore starting
from there-being (Dasein), as asserted in Being and Time, but as alterity, to whom human
being belongs. Heidegger doesn't understand being as metaphysical beingness (Seiendheit),
which means permanent presence, but as essentially dynamic Seyn. It is viewed as Ereignis,
i.e. the event which gives itself to human existence in the withdrawal, so opening space and
time. From that perspective, truth doesn't mean aletheia (unconcealment), but clearing
(Lichtung) of the concealment, which represents the never-ending ground (Ab-grund) of what
appears. Thus truth expresses the unbreakable correlation between openness and concealment.