Nelle fonti altomedievali non è raro trovare riferimenti all'ideale del cavaliere. La mia ipotesi è che tutte queste testimonianze siano legate tra loro da un ideale comune: quello dell'uomo libero maschio, guerriero e forte. Questa figura, ovviamente, non è reale e rappresenta piuttosto un'identità sociale: così come un abito, un gioiello, una spada, anche un cavallo è un attributo visibile che sottolinea lo status del suo cavaliere. Attraverso l'analisi di fonti archeologiche, documentarie e narrative mi propongo di comprendere come questi simboli connessi alla cavalleria agiscano nel fornire elevazione sociale, legittimità politica e supremazia durante una competizione. Questo lavoro procede in ordine cronologico, presentando una serie di testimonianze, dal V al X secolo, nelle quali è possibile riconoscere lo sviluppo del linguaggio equestre in diversi contesti sociali, culturali e politici. Lo scopo è quello di mostrare la continuità e la trasformazione dell'ideale del cavaliere e dei segni attraverso cui questo ideale è comunicato.
Not infrequently, in early medieval sources, we can see references to the ideal of knighthood. My hypothesis is that all these evidences are united by a common ideal: that of the masculine, warrior, strong free man. This figure is obviously not real and represents a social identity: as a dress, a jewel, a sword, also an horse is a visible attribute which underlines the status of his knight. Through the lecture of archaeological, documentary, and narrative sources I try to understand how these symbols bound to knighthood act to provide social elevation, political legitimacy, and advantage in competition. This work proceeds chronologically, and presents a series of evidences, from 5th to 10th century, in which it is possible to recognize the developing of equestrian language in different social, cultural, political contexts. My aim is to show the continuity and the transformation of the ideal of cavalry (up to the chivalry) and of the signs through which this ideal is communicated.