Abstract:
La tesi esamina il progetto curatoriale di Okwui Enwezor sottolineandone i connotati di profonda e innovativa "globalità". Enwezor si è speso per portare in primo piano gli artisti africani e della diaspora del continente e ha profondamente modificato il lemmario delle mostre di arte contemporanea nella cifra della decolonialità. Dal suo esordio nel 1996 come curatore di “In/Sight: African Photographers, 1940 to Present”, una mostra di 30 fotografi africani al Guggenheim Museum, Enwezor ha curato ambiziose mostre internazionali, quali le Biennali di Johannesburg, Gwangju e Siviglia, la Triennale di Parigi del 2012 e mostre museali "enciclopediche" e storicamente orientate, enfatizzando con intelligenza il ruolo dei movimenti di liberazione africani del XX sec., gli aspetti salienti di una cultura dell'apartheid e privilegiando l'uso del materiale d'archivio nell'arte contemporanea. Enwezor è stato il primo curatore della sua generazione e il secondo in assoluto e il primo africano a dirigere entrambe e due principali esposizioni periodiche del Vecchio Continente (documenta, la mostra quinquennale di Kassel in Germania, e la Biennale di Venezia). A partire da queste premesse la tesi analizza la prima e l’ultima Biennale dirette da Okwui Enwezor: la Biennale di Johannesburg del 1997 “Trade Routes: History + Geography” e la 56. Biennale di Venezia del 2015 “All the World’s Futures”.