Abstract:
L’elaborato affronta il concetto di iperrealismo attraverso la produzione artistica di tre autorevoli autori: il tedesco Gerhard Richter (1932), lo statunitense Chuck Close (1940-2021) e la lettone americana Vija Celmins (1938). Eredi del movimento moderno precedente, la storia dell’arte contemporanea li vede attivi anche tra gli anni Sessanta e Settanta, nelle correnti del realismo e dell'iperrealismo, utilizzanti tra l’altro il medium della fotografia. Dalla sfocatura all'iper-nitidezza, le metodiche utilizzate risultano disturbare la visione dell'osservatore e intendono mettere in discussione i temi quali la realtà e la coscienza d'immagine, rientranti nella fenomenologia della percezione.
Dopo un focus nel perenne dilemma filosofico dell’iperrealismo e una panoramica storica-artistica nella tendenza iperrealista degli anni Sessanta e Settanta, lo studio discute con i concetti di estetica e di cultura visuale, la definizione di che cosa sia un immagine. Il proposito è fornire una ri-definizione dello sguardo dello spettatore che, ora più che mai con i nuovi media digitali è sempre più portato all’inganno o alla deception - come la trasparenza della fotografia. Infine, L’epoca della simulazione, in cui il confine tra immagine e realtà viene scardinato, permette l’accesso allo spettatore nel mondo iconico grazie alla realtà virtuale.