Abstract:
Un concetto cardine all’interno dell’ideologia politica del Fascismo italiano fu quello di romanità. Tale concetto fu riassuntivo di un patrimonio ideologico dell’antica Roma che divenne la chiave per le politiche culturali e identitarie del regime. Un mezzo attraverso il quale si esplicò la profusione della “romanità” fu l’architettura, da sempre un instrumentum regni. In questo clima anche l’architettura ufficiale si allineò a questa volontà di revival del classicismo di epoca romana, riproponendo un repertorio di licenze decorative nei nuovi edifici.
In tale contesto politico e ideologico nazionale si inserì anche la produzione architettonica di Venezia. In questa città da secoli era radicato il “Mito di Venezia”, emblematico dell’importanza che venne data alla storia di una città così unica.
Attraverso l’analisi di alcuni casi studio in questa tesi si è cercato di capire se, nei progetti architettonici realizzati a Venezia in questo periodo, il concetto di romanità, in quanto elemento essenziale della propaganda e dell’ideologia nazionale, prenda il sopravvento o se invece il mito della venezianità, caratteristico e molto radicato nella città marciana, permanga.
Si può affermare che nella città lagunare l’attenzione per la tradizione e il contesto veneziano non venne meno. Indubbiamente la produzione architettonica di Venezia si inserì all’interno di abitudini, modi, e tempi di realizzazione tipici del Regime. Ma la venezianità fu un concetto che, in molte opere, permase.