Abstract:
Questa tesi studia la ricezione della Loggia dei Cavalieri nella cultura trevigiana fra il secondo Cinquecento e la Ricostruzione. Trae avvio dalla considerazione che le pitture murali (e degli apparati lignei) del celebre monumento – eretto in muratura e decorato ante 1277, quindi nuovamente ante 1313 – sono prive tuttora di uno studio esaustivo. Tuttavia, il rinvenimento di nuove menzioni della lobia militum nelle cronache municipali e il riesame dei principali materiali d’archivio relativi al suo acquisto e restauro strutturale (1894-1911), insieme allo spoglio di fonti diverse quali trattati d’erudizione antiquaria, guide cittadine e i primi saggi di documentazione iconografica dell’Urbs picta, hanno aperto a un’interpretazione dell’esperienza visuale del monumento medievale, quindi al riconoscimento di quattro miti moderni formulati attorno alla Loggia. Il primo mito riguardò l’auto-rappresentazione dei milites cittadini contro lo sfondo dell’antica tirannide di Ezzelino Da Romano. Il secondo mito raccolse un’invenzione delle Antiquitates di Annio da Viterbo all’interno del secolare fenomeno di nobilitazione delle origini civiche. Il terzo mito discese dalla poesia cavalleresca della corte dei Da Camino. Il quarto mito, «ornamentista» e museografico, ha ora permesso di riconsiderare il lascito dell’abate Luigi Bailo, e di concludere sul possibile valore ermeneutico delle «tradizioni inventate» per la comprensione iconologica del Medioevo trevigiano.