Abstract:
Negli ultimi cinquant’anni, a causa del progressivo processo di digitalizzazione delle informazioni, la carta ha gradualmente perso quel valore che per quasi mille anni l’aveva resa uno strumento unico ed insostituibile. Conseguenza inevitabile di questa rivoluzione digitale è stata la dismissione di innumerevoli opifici che facevano della produzione di carta e dei suoi derivati il loro business principale: cartiere tradizionali e industriali sono state costrette a chiudere i battenti, venendo abbandonate ad un destino che, in molti casi, le ha viste trasformarsi in veri e propri relitti industriali. Inserendosi in tale contesto, il presente lavoro si prefigge di effettuare un’analisi del processo di recupero e valorizzazione turistica (ma anche sociale e culturale) del patrimonio industriale della carta, interrogandosi sui possibili valori aggiunti che un simile intervento possa conferire sia ai beni in sé, sia alla società e all’ambiente che li ospitano. Lo studio che si intende presentare muove, da una parte, dalla necessità di conoscere le migliori modalità di riutilizzo di questa categoria patrimoniale; dall’altra, dalla consapevolezza del fatto che l’Italia è uno dei paesi più ricchi di archeologia industriale cartaria, e che, ciononostante, buona parte di essa versa ancora in stato di totale abbandono. Una volta affrontata la questione relativa alla terminologia, tramite l’illustrazione di concetti che costituiscono le basi ideologiche della ricerca, lo studio proseguirà analizzando le possibili modalità di recupero e riqualificazione del patrimonio industriale cartario (e non), attraverso l’osservazione di vari casi studio in ambito sia nazionale che internazionale, per poi concentrare l’attenzione sulla riconversione di tale patrimonio in chiave turistica. Infine, si prenderà in esame l’emblematico caso di Fabriano, città da sempre considerata la “culla” della carta europea, attraverso una riflessione riguardante passato, presente e futuro (ipotetico) del suo patrimonio industriale cartario.