Abstract:
Tale ricerca trova avvio da un tentativo di analisi, nella narrativa del Nuovo Millennio, delle potenzialità della parola e della letteratura nei confronti delle istanze di verità e menzogna.
La tendenza della forma romanzo negli ultimi decenni sembra muovere verso un rinnovamento del realismo, sorto dall’esigenza di ritorno all’ordine come ipotesi risolutiva alla caduta ontologica postmoderna e alla conseguente crisi delle possibilità conoscitive e assertive della scrittura.
La volontà di riaffermazione, di dire e agire nel mondo tornano, dunque, a essere attuali e discusse nei dibattiti filosofico-letterari contemporanei. In discussione vi è la ricerca di risemantizzazione della parola, che possa riacquisire valore performativo e dialogico con la realtà. A dimostrazione di tale orientamento protensivo della narrativa odierna appare interessante la comparazione dell’opera di Mauro Covacich ed Emmanuel Carrère, i quali, seppur con realizzazioni artistiche differenti, sembrano indagare ricorsivamente la tematizzazione del rapporto fra realtà e finzione.
La narrazione è riaffidata all’autore, che, pur offrendo una visione soggettiva, può di nuovo tentare, attraverso l’azione performativa della scrittura, di comunicare con il reale. Il quesito fondamentale a cui tale indagine si rivolge, forse destinato a rimanere privo di soluzione definitiva, è se e come la letteratura possa costituirsi come spazio di con-fusione fra la realtà e i differenti livelli immaginativi generati dal romanzo. La controversa opposizione fra verità e menzogna riacquisirebbe, in tale ottica, dinamismo e vitalità. Solamente ammettendo la possibilità di performatività del linguaggio, la parola ritrova il potere di dire del e con il mondo e di ricongiungersi nuovamente al reale.