Abstract:
«[…] l’autore proietta sempre un’altra immagine di sé nell’opera, sdoppiandosi, così come simmetricamente il lettore deve assumere un altro io, un sosia, per entrare appieno nel mondo fittizio».
MASSIMO FUSILLO, L’altro e lo stesso, Firenze, La nuova Italia, 1998, cit. p. 28.
Quella del doppio è una categoria molto presente nella letteratura, a partire dalla tradizione classica fino ad arrivare ai giorni nostri. Si tratta di una categoria letteraria che in quanto tale rimane nei limiti del libro, della leggenda, del romanzo. Ma cosa accade quando questa categoria viene analizzata alla presenza di un autore che si presenta come narratore omodiegetico, ovvero che presenta se stesso come protagonista degli eventi che narra e si rivolge ai suoi lettori chiamandosi “io”? Qual è il rapporto che si instaura con il lettore e la sua percezione degli eventi narrati?
L’intento di questa tesi è quello di affrontare la lettura critica in senso diacronico della produzione letteraria di Emmanuel Carrère, a partire dalle prime esperienze letterarie che si svolgono principalmente nell’ambito della fiction, fino ad approdare ai suoi romanzi più recenti, che si inseriscono nella produzione del genere noto come autofiction.
Con una particolare attenzione alla storia del romanzo e alla nascita del romanzo post-moderno, si affronteranno il tema del doppio – anche alla luce delle riflessioni nate dall’approccio a questo tema della critica psicanalitica - rapportato a questo genere di letteratura nonché al tema ricorrente della menzogna, vista come grande metafora della letteratura stessa, idea legata in modo indissolubile all’ambigua natura del genere dell’autofiction.