Abstract:
Per quanto appartengano a mondi completamente diversi, sport e politica sono da sempre un binomio indissolubile. Il presente lavoro di tesi esamina l'interdipendenza dei due universi (quello sportivo e quello politico) in diversi contesti storici e nazionali.
Da sempre, le competizioni sportive rappresentano da un lato un metro di paragone sulla base dal quale misurare la potenza degli Stati, ma dall’altro anche un’occasione per rafforzare le relazioni internazionali. Ma non solo. Nell’Antica Grecia e nell’Impero Romano, lo sport era utilizzato anche per aumentare il consenso politico ed aveva, soprattutto nella prima, un legame intrinseco con la religione.
Le competizioni Olimpiche hanno assunto un ruolo fondamentale nella storia, sia sportiva che della cultura dei Paesi, e difatti, un ruolo fondamentale nei rapporti internazionali è stato giocato dal CIO, Comitato Internazionale Olimpico, fondato dal Barone Pierre De Coubertin nel 1984.
Lo sport in epoca moderna è stato strumentalizzato dalle grandi potenze USA e URSS, nel periodo della Guerra Fredda, per affermare la loro supremazia, dai regimi totalitari per inculcare le ideologie di partito al popolo, dal regime cubano post-rivoluzionario come ulteriore mezzo di controllo sulla popolazione .
Ma lo sport ha anche rappresentato un’occasione fondamentale per unire popoli diversi, come dimostra la grande intuizione che ebbe Nelson Mandela nella lotta contro l'apartheid in Sudafrica.
In seguito ad un attento lavoro di ricerca e lettura di testi inerenti all’argomento nelle tre lingue a disposizione, quali italiano, inglese e russo, ed a testimonianze di atleti fuggiti dai loro Paesi natale, la conclusione alla quale si è giunti è che lo sport rappresenta per gli Stati una prestigiosa vetrina politica per dimostrare la propria forza, ma per gli atleti, la maggior parte delle volte, è una grande passione senza distinzioni di bandiera.
La storia contemporanea ha visto avvicendarsi episodi di fratellanza e solidarietà tra atleti, ma anche di casi in cui gli atleti sfruttano le competizioni internazionali per rivendicare i propri diritti e quelli del loro popolo, ma “contro” il proprio Paese, raramente contro altri atleti.