Abstract:
Il presente lavoro mira all’esame delle modalità e delle caratteristiche che portarono alla formazione urbanistica dell’area veneziana di San Gregorio e della Punta della Dogana. La ricerca si colloca all’interno degli studi storico-urbanistici relativi alla nascita e allo sviluppo della Venezia medievale. Si è ritenuto opportuno inquadrare l’indagine nel più ampio contesto della crescita e della strutturazione della città nel suo complesso, premessa necessaria per comprendere una serie di fenomeni non esclusivi della zona studiata. È emerso come i cambiamenti ambientali dovuti alla deviazione dei fiumi, all’innalzamento del livello marino nonché alla subsidenza fossero i principali responsabili, insieme alle contingenze storiche e politiche, delle scelte urbanistiche e dello sviluppo di competenze idrauliche ed edilizie che portarono gli insediamenti realtini a divenire una città. In origine il territorio studiato era una zona periferica e caratterizzata da plaudi, zone incolte e nel complesso poco urbanizzata. Un’importante impianto produttivo che copriva buona parte di questo territorio era la salina; la produzione del sale era cruciale per l’economia veneziana e in questa porzione di territorio ve ne erano numerose. Lo studio è comunque rivolto ai secoli del Basso Medioevo durante i quali intervennero i cambiamenti più consistenti e significativi, in particolare il Duecento e il Trecento. La ricerca è stata divisa in diverse parti in base ai responsabili principali dell’urbanizzazione. Innanzitutto emerge per importanza l’iniziativa privata del monastero benedettino di San Gregorio, filiale cittadina dell’importante cenobio di Sant’Ilario. Fu infatti grazie agli interessi economici dei monaci che i terreni di loro proprietà vennero bonificati e si diede avvio a una razionale e pensata strutturazione urbanistica della zona, affittando i lotti agli artigiani che desiderassero insediarsi nel nuovo quartiere sorto intorno al monastero. È stato inoltre opportuno tenere conto dell’insediamento teutonico della Trinità, per il quale non è stato possibile entrare nel dettaglio a causa della limitata disponibilità di documentazione: tuttavia si trattava di una realtà troppo importante per essere sorvolata e ne verranno tracciati alcuni punti, soprattutto in merito alle ricostruzioni seicentesche che videro sorgere al posto di questo complesso la basilica di Santa Maria della Salute. Un ruolo chiave venne inoltre giocato dallo Stato che, soprattutto dal Trecento, interverrà a razionalizzare la dislocazione delle attività portuali prima sparse in tutto la città: il Bacino di San Marco diventa il nuovo porto di Venezia e Punta della Dogana un’imprescindibile snodo daziario e commerciale che svolge importanti funzioni di deposito e controllo nonché simbolicamente quella di porta della città. Il Comune andrà a istallare numerosi magazzini pubblici, adibiti soprattuto al deposito del sale, che caratterizzeranno la fisionomia architettonica e urbanistica dell’area di San Gregorio.