Abstract:
La tesi discute inizialmente la controversa figura di Giuseppe Donizetti Paşa (Bergamo 1788- Costantinopoli 1857) “fratello turco” del celebre operista Gaetano, invitato dal sultano Mahmud II nel 1828 a Costantinopoli per riformare la musica militare sul modello occidentale e insegnare nel Serail e nell’Harem. Giuseppe mosse incontro alla cultura turca raccogliendo trascrizioni di musica popolare e colta, compose liriche ed inni in ottomano a sostegno ideologico della politica di tolleranza religiosa delle Tanzimat, favorì d’altra parte la diffusione dell’opera italiana nel contesto multiculturale della ‘Stamboul’ di quegli anni. La vicenda trattata nel secondo capitolo riguarda appunto l’edizione degli oratori di Metastasio tradotti in turco con i caratteri armeni dal dragomanno del re di Danimarca Giovanni Eremian nel 1831 e 1839 che affonda le sue ragioni nella storia delle comunità armeno cristiane e dei loro rapporti con l’Islam fino all’apertura di un vero dialogo interreligioso sotto Abdülmegid (1839). Il terzo capitolo racconta del direttore ravennate Angelo Mariani a Costantinopoli dal 1848 al 1851 e attraverso lo studio incrociato di fonti inedite dimostra che egli poté sperimentarvi quella rivoluzionaria concezione del ruolo plenipotenziario del direttore d’orchestra con cui al suo ritorno in Italia cambiò il corso della storia dell’Opera. L’ultimo capitolo tratta dell’impiego di alfabeti alternativi all’arabo per la scrittura del turco-ottomano analizzando e confrontando in chiave sociolinguistica le trascrizioni latine della musica vocale di Donizetti e quelle armene delle traduzioni di Eremian preziose rappresentazioni della lingua turca volgare parlata nel secolo XIX da cui proviene quella moderna oggi corrente