Abstract:
Della monografia adorniana su Beethoven rimangono solo frammenti solcati da aporie che non ne giustificano però l’incompiutezza, poiché per il filosofo francofortese la contraddizione e il ribaltamento dialettico, la frattura non conciliata e l’impossibilità della definizione affermativa dei contenuti rappresentano, al contrario, una conferma di profondità e valore dell’opera.
Adottando strumenti metodologici adorniani, come lo sguardo mimetico e la prospettiva dialettico-negativa, la ricerca interpreta le fratture come una conseguenza degli strumenti concettuali utilizzati dall’autore e le considera condizione stessa di esistenza del saggio, open space in continua evoluzione, simile alle sperimentazioni delle avanguardie musicali.
Tale plasticità formale, forse l’unica possibile, date le vertiginose tensioni dell’universo beethoveniano, incrocia dialetticamente la micrologia di Benjamin e la prospettiva hegeliana, riletta in chiave sociologica e in questa veste applicata a Beethoven.
La nostra schlegeliana Restruktion si ispira alla tecnica del contrappunto e all’interno di una struttura evocante la Große Fuge op. 133 contrappone a ogni tesi avanzata dall’autore (soggetto di una ideale fuga) un secondo soggetto, in cui il filosofo contraddice se stesso; alla tensione generata da tale dissociazione rispondono uno o più controsoggetti, volti a evidenziare aspetti rimasti sommersi in cui vibra l’intuizione di un pensiero non identificante, avvolto nell’ombra della sua intangibilità.