Abstract:
L'intento principale del presente lavoro di ricerca è di dare un contributo alla storia non ancora scritta di questa domanda: “Può Dio cambiare il passato?". Per poterlo fare si sono analizzate le opere e il pensiero di alcuni dei più importanti filosofi e teologi tardo medievali. Il XIV secolo è infatti il momento in cui questa domanda, che sembrava aver trovato una risposta definitiva nei due secoli precedenti, viene nuovamente riproposta e questa volta accompagnata da una risposta differente: se prima si riteneva fosse oramai opinione condivisa che Dio non potesse modificare il passato, in questo periodo storico tornano a far sentire la loro voce i sostenitori della tesi opposta. La loro influenza sarà tale che, solo grazie al farsi avanti dell'influenza tomista, l'opinione comune, sostenitrice dell'immodificabilità del passato da parte di Dio, tornerà ad imporsi alla fine del XV secolo. Per seguire lo sviluppo di questa vicenda nel corso di tutti questi anni ci si è rifatti ai contributi di quelli che ne sono stati i principali protagonisti: Thomas Bradwardine, Thomas Buckingham, Giovanni di Mirecourt, Grgeorio da Rimini, Pierre d'Ailly e Giovanni Capreolo. Il confronto con questi sei autori ha permesso di dare un quadro di insieme e un'idea generale di ciò che è stato il rifiorire di questa questione nel tardo medioevo e inoltre ha consentito di rilevare come, concettualmente, questa discussione sulla possibile modificabilità del passato da parte di Dio si sia evoluta in questo periodo trasformandosi da questione puramente concernente i limiti dell'onnipotenza divina a questione strettamente legata al problema dei futuri contingenti e al rapporto tra Dio e i diversi momenti temporali.