La tesi segue due filoni di ricerca principali: il contributo russo all’Esposizione Internazionale di Venezia dalla prima fino all’ultima edizione prebellica e la sua accoglienza da parte della critica coeva italiana. Da un lato emerge uno scarso interesse, da parte russa, verso una rappresentanza continuativa a Venezia, dall’altro una ricezione critica italiana spesso mediata dalla cultura francese e tedesca, fortemente ancorata a preconcetti e stereotipi di derivazione letteraria e condizionata da pregiudizi di matrice eurocentrica. Questo è dovuto sia alla mancanza di una critica artistica professionale sia alla scarsa conoscenza della Russia e della sua cultura figurativa, presentata per la prima volta su suolo italiano proprio a Venezia come “scuola nazionale”. Solo istanze di natura politica e diplomatica avrebbero portato alla realizzazione del padiglione russo, inaugurato nel 1914, all’apice del fasto auto-celebrativo zarista.
This doctoral dissertation is based on the analysis of two main subjects: the Russian contribution to the International art exhibition of Venice from the very first edition, to the pre-war one and its reception by the Italian coeval critique. The Russian interest towards a continuous presence at the Exhibition was low, from the other side an Italian critic reception, often mediated by French and German institutions and shows, strongly tied up to prejudice and stereotypes of literature's derivation and influenced by preconceptions of Eurocentric matrix. This was due to the absence of a professional art critic and, also, to the spare knowledge of the Russian art, presented in Venice for the first time in Italy as "national style". Only political and diplomatic pressure brought to the construction of the Russian Pavilion, which opened in 1914, at the top of self-celebratory tzarist splendour.