Abstract:
L’azione diretta non violenta è stata nel secolo scorso il mezzo prediletto dagli attori sociali per reclamare i loro diritti. Dalle campagne di disobbedienza civile in India al movimento per i diritti civili, il metodo di lotta non violenta si è dimostrato efficace per affrontare problematiche concrete. L’obiettivo di questo elaborato è indagare il ruolo e le potenzialità di tale strumento alla luce delle criticità sociali, economiche ed ambientali sorte dalle dinamiche della globalizzazione. In particolar modo si prenderanno in considerazione la crescente disuguaglianza socio-economica e l’impatto ambientale del persistente modello di sviluppo, che ancora non si è permeato degli insegnamenti delle teorie dello sviluppo sostenibile. A tale fine si indagheranno due casi recenti di azione diretta non violenta: il fenomeno di Occupy Wall Street, che si è proposto come insurrezione collettiva “antisistemica” contro l’ingiustizia economica, e la decisa opposizione guidata delle tribù indigene del bacino del fiume Xingu contro la costruzione del complesso idroelettrico di Belo Monte, in Brasile, destinato a provocare uno dei più gravi disastri ecologi e sociali che l’Amazzonia abbia mai visto. Con la consapevolezza che tali movimenti sociali di protesta sono iscritti in dinamiche più ampie e che nel mondo globalizzato un’azione locale può avere ripercussioni a livello planetario, soprattutto grazie all’utilizzo dei social media, sarà infine proposta una riflessione sulle similitudini presenti tra i due casi per proporre una lettura positiva delle dinamiche di cui si sta facendo protagonista la società civile globale, che sembra sempre di più essere l’ultima depositaria di un senso etico e democratico che lo Stato e l’oligopolio globale hanno barattato con la sottomissione alle leggi e ai valori del mercato.