Abstract:
L'internamento dei giapponesi-americani negli Stati Uniti, in seguito all'attacco di Pearl Harbor, è una tematica ancora poco conosciuta. L'obiettivo principale di questa tesi è quello di approfondire questo argomento, andando in primo luogo ad indagare le motivazioni che spinsero il Governo statunitense ad adottare una politica di internamento nei confronti di tutte le persone di origine giapponese residenti lungo la Costa Pacifica statunitense. Nei giorni successivi all'attacco di Pearl Harbor, ogni individuo di origine giapponese venne sospettato di spionaggio e di attività di quinta colonna per conto del Giappone di Hirohito. Franklin Delano Roosevelt, attraverso l'Executive Order 9066, autorizzò l'esclusione dei nippo-americani da determinate aree geografiche degli Stati Uniti, dando il via al processo di evacuazione e di internamento. Nell'elaborato, particolare attenzione viene data anche al ruolo giocato dalla stampa americana, all'esperienza di vita nei campi di internamento, alle difficoltà avute dagli internati nelle dieci strutture gestite dalla War Relocation Authority e alle modalità con cui essi poterono lasciare i relocation centers. Dopo una breve analisi dei casi giudiziari della Corte Suprema degli Stati Uniti relativi all'internamento, nei capitoli finali la tesi si focalizza su fatti più recenti, come il redress movement sponsorizzato dalla Japanese American Citizen League negli anni' 80 e l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001, che riportò in luce le peculiarità dell'internamento nippo-americano; un internamento che venne riconsiderato, questa volta nei confronti dei musulmano-americani, per riguadagnare la sicurezza nazionale minacciata dal terrorismo. La tesi enfatizza inoltre il ruolo avuto dalla Commission on Wartime Relocation and Internment of Civilians, la quale nel 1981 condannò l'evacuazione forzata dei giapponesi-americani durante la Seconda guerra mondiale, definendola "una grave ingiustizia".