Abstract:
L’istituzione museale è andata, negli ultimi decenni, orientandosi progressivamente verso il visitatore e aprendosi sempre di più alle sue comunità di riferimento, esaltando il proprio ruolo sociale ed educativo. La volontà di “aprire le porte” impone al museo contemporaneo di riflettere su proposte specifiche volte ad attirare quei pubblici che per vari motivi restano spesso esclusi: persone disabili, persone di origine straniera, anziani fragili, giovani con bisogni educativi speciali. L’abbattimento delle barriere architettoniche costituisce infatti solo il primo passo verso una piena fruibilità, che è soprattutto intellettuale e culturale.
Questa tesi riflette sul museo come luogo di inclusione, partendo da una parte teorica dove si illustrano le diverse prospettive che hanno segnato il formarsi di un’identità sempre più democratica e accogliente, ed il ruolo fondamentale che gioca la didattica museale nella promozione di un “modello inclusivo”, di valorizzazione delle differenze.
La seconda parte della tesi porta l’esempio di 5 musei di arte contemporanea italiani: Palazzo Strozzi a Firenze, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il MArt di Rovereto, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e il Museo Marino Marini di Firenze, che da anni portano avanti – con modalità diversificate – la riflessione sul tema dell’accessibilità museale.
I casi di studio trattati, approfonditi per mezzo di incontri diretti con i responsabili dei programmi educativi analizzati, sono stati l’occasione per porsi alcune domande: che cosa si intende per didattica inclusiva e accessibilità museale? Qual è l’attuale situazione in Italia? Quali metodologie e linee guida vengono adottate? Chi sono i professionisti coinvolti?