Abstract:
Dalla sua morte, l’immagine che è stata tramandata di Koxinga (1624-1662) è cambiata più volte, a seconda del periodo, del contesto, e soprattutto dell’istituzione che la divulgava. Quando lo scopo è imporre un certo personaggio come modello per la società, inevitabilmente la storiografia tenderà a evidenziare più alcune sfaccettature e a ometterne altre; inoltre, anche il tipo di qualità che si vuole esaltare determina la differenza tra due immagini dello stesso personaggio. Al contrario, se lo storico punta a tramandarne prima di tutto gli aspetti negativi, cercherà di dipingerne un’immagine mostruosa.
Questo è esattamente quello che accadde a Koxinga: denigrato e demonizzato dagli europei e dai primi Qing, venne riutilizzato in seguito come modello dei valori confuciani dagli stessi storici mancesi, fino a diventare un simbolo del nazionalismo nella Cina del ventesimo secolo, dopo essere stato addirittura divinizzato nel Fujian meridionale e a Taiwan; le rappresentazioni della sua figura si diramano ulteriormente dal 1949, quando i Nazionalisti trovarono rifugio a Taiwan e i Comunisti fondarono la Repubblica Popolare in Cina continentale.
Questa tesi parte, nel primo capitolo, con una spiegazione del contesto politico e geografico della Cina e delle sue coste del XVII secolo, per focalizzarsi sulla vita e le imprese storiche di Zheng Chenggong nel secondo; il terzo capitolo tratta invece proprio l'evoluzione delle rappresentazioni di Koxinga, prima nella Cina dei Qing e nell'area Minnan, poi in Giappone e nelle fonti occidentali dell'epoca, fino a giungere alla nascita del nazionalismo cinese del XX secolo, che trovò in Zheng Chenggong il modello ideale di patriottismo, in seguito riutilizzato in maniera differente dal Guomindang e dal PCC. Il quarto capitolo conclude la tesi con un’analisi della storiografia moderna su Koxinga e delle sue nuove rappresentazioni in Cina continentale e a Taiwan.