Abstract:
L’obiettivo di questa ricerca è di mettere in evidenza come la fotografia, nata in Europa nel XIX secolo, sia stata principalmente utilizzata ed esportata dalla Gran Bretagna per supportare, sostenere e diffondere retoriche colonialiste, affiancate a un discorso fondato sulla legittimità dell’egemonia del dominatore sul dominato. La paternità della sua scoperta venne contesa nella tradizione tra Francia e Gran Bretagna, e sebbene Daguerre fu il primo ad ottenerne il brevetto, non tutti gli autori di manuali di storia della fotografia sono poi così netti nell’attribuirgliene i meriti. Persino la storia delle origini della fotografia ci dimostra come le istituzioni, e i loro più influenti membri, possano incidere nei riconoscimenti di importanza storica e scientifica.
Il termine fotografia ha origine da phos e graphem, scrivere con la luce. Da questa definizione ne deriva la visione della fotografia come mezzo di rappresentazione oggettivo, la cui capacità di riprodurre fedelmente la realtà induce a ritenerla una forma di sapere scientifico. Uno dei suoi utilizzi, infatti, è stato quello di sostenere e corroborare l’idea che una parte del mondo avesse il compito e il diritto di descrivere e raccontare “l’ altro” . La raccolta di immagini, la loro selezione e classificazione rientrano nella logica del dominio: non è un caso che l’arrivo della fotografia in Cina coincida proprio con la fase cruciale dell’apertura forzata della sua economia da parte delle potenze europee.