Abstract:
L’affinamento delle tecnologie ha portato ad una crescita esponenziale dei devices in grado di automatizzare numerose operazioni, sia in ambito produttivo che nella vita privata. Inoltre, l’evoluzione economica dei paesi in via di sviluppo ha permesso una rapida e capillare diffusione di internet in tutto il mondo.
I Big Data hanno origine quindi dalla quantità di dati digitali attualmente a disposizione, generati sempre più in maniera automatica e veloce dagli individui nel contesto privato, nell’ambiente fisico oppure in azienda (attraverso smartphone, card magnetiche, sensori, GPS, etc.), da cose (auto, beni in movimento, etc.) e dagli eventi (meteo, atterraggio degli aerei, pagamento finanziario, malfunzionamento di un distributore, etc.).
Raggruppare ed analizzare adeguatamente questi zettabyte di dati strutturati e non, è fondamentale per supportare l'attività di decision-making. Tuttavia, non sempre il volume è direttamente proporzionale alla qualità: affinchè i Big Data non siano solo fini a sé stessi ma diventino “smart”, ovvero possano produrre un valore aggiunto per le organizzazioni, è necessaria una diffusione all’interno delle organizzazioni sia pubbliche che private di un’impostazione data driven, cioè un’effettiva cultura legata al data management, in modo da orientare gli investimenti futuri in adeguare infrastrutture e conoscenze tecniche e manageriali.