Abstract:
Oggi, dopo la crisi del 2008 che i finanziamenti alle imprese stanno diventando sempre più scarsi, il Private Equity svolge un ruolo centrale per far ripartire le economie di tutto il mondo, fornendo capitale di rischio a imprese non quotate, con grandi potenzialità di crescita inespresse.
Risulta quindi di centrale importanza individuare quali siano le categorie di investitori che scelgono di investire in questa asset class e attraverso che modalità si può attuare un investimento in Private Equity.
La sua particolarità di asset poco liquido e molto rischioso lo ha tenuto per molti anni lontano dal mercato degli investitori retail. Col passare del tempo, ai tipici fondi d’investimento chiusi si sono progressivamente affiancati strumenti come i fondi di fondi, i fondi quotati e gli ETF su Private Equity che riescono a garantire liquidità e diversificazione. Ciò ha portato le legislazioni ad aprire l’investimento in Private Equity anche agli investitori retail.
Lo scopo dell’elaborato è dimostrare se l’asset class in questione è in grado di rendere più efficiente l’asset allocation. In particolare inseriremo piccole percentuali di investimenti in ETF su Private Equity in un portafoglio già diversificato per studiarne i risultati. Si cercherà di dare una spiegazione anche su come affrontare eventuali problemi di liquidità, distribuzione non Normale, asimmetria e curtosi, tipici di questo tipo di investimento alternativo. Verrà fatto un confronto tra periodi di crisi e di crescita economico-finanziaria. Infine si giungerà ad una conclusione personale sui risultati economici degli ETF su Private Equity nel corso degli anni, basata sui dati raccolti e le analisi svolte, e sull’opportunità o meno di diversificare in questa asset class.