Abstract:
Lo scopo di questo elaborato è quello di studiare il fenomeno della consulenza finanziaria, che può creare un importante valore aggiunto per i risparmiatori in quanto consente alla clientela meno esperta di conseguire risultati positivi di reddito, di evitare errori comportamentali e di ridurre rischi di portafoglio non coerenti con le aspettative di rendimento.
Nel primo capitolo si prende in considerazione il quadro normativo disciplinante la prestazione dell’attività di consulenza, che viene delineato dalla direttiva Mifid, Market in Financial Instruments Directive. Il recepimento di quest’ultima nell’ordinamento nazionale ha elevato l’attività di consulenza in materia di investimenti a servizio finanziario riservato a soggetti autorizzati.
Al fine di assicurare la qualità del servizio prestato, il consulente deve avviare un processo che prevede l’acquisizione di informazioni in merito al grado di conoscenza in materia finanziaria, agli obiettivi di investimento e alla propensione al rischio del cliente. Inoltre, le raccomandazioni sugli strumenti finanziari che vengono fornite alla clientela, non devono essere condizionati o distorti da conflitti di interesse, da agevolazioni o incentivi a favore del consulente che potrebbero mettere a rischio il dovere di agire in modo onesto, equo e professionale, per servire al meglio gli interessi dei clienti.
Per quanto riguarda il secondo capitolo, l’attenzione è posta sui modelli organizzativi e di servizio che possono essere adottati all’interno e all’esterno delle banche per erogare un servizio di consulenza.
Infine nel terzo capitolo viene analizzato il quadro di riferimento generale considerando l’approccio agli investimenti delle famiglie italiane e la diffusione del servizio di consulenza, passando poi all’analisi dei risultati ottenuti dalla somministrazione ad un campione di individui di un questionario, al fine di comprendere come viene costruita la fiducia nel rapporto con il consulente.