Abstract:
L’ascesa politico-economica della Cina è sicuramente il motore della trasformazione in atto nell’Asia Orientale e sta cambiando gli assetti geostrategici nel Pacifico Occidentale: sebbene la sua politica estera stia assumendo una dimensione mondiale, l’influenza politica cinese non si estende molto più in là del suo vicinato e deve fare i conti con l’autorità di altri attori di rilievo internazionale presenti nella regione, tra cui il Giappone.
Il cuore della controversia tra Cina e Giappone è rappresentato da un arcipelago di cinque isole e tre scogli situati nel Mar Cinese Orientale, con una superficie totale di 6,3 km quadrati a nordest di Taiwan, rivendicate anche da quest’ultima. Attualmente amministrate dal Giappone, le Senkaku/Diaoyu sono importanti sia per la loro posizione strategica sia per l’abbondanza di riserve ittiche e energetiche presenti nelle loro acque.
La contesa per il controllo di queste isole è estremamente complessa, sia dal punto di vista giuridico che storico. Il diritto internazionale, nell’ambiguità della sua formulazione, non è in grado di stabilire legalmente quale delle due Nazioni sia la legittima sovrana delle isole. Sebbene esista la possibilità di ricorrere di comune accordo all’arbitraggio di un ente internazionale, le posizioni di Cina e Giappone restano tutt’oggi inconciliabili. Le rispettive rivendicazioni si basano su documenti storici e dichiarazioni ufficiali rilasciate dai Ministeri degli Esteri di entrambi i Paesi, insufficienti a fornire una base giuridica internazionalmente riconosciuta che ponga fine alla contesa.
La disputa territoriale per la sovranità delle Senkaku/Diaoyu rischia di alimentare pericolose tensioni tra i due Paesi e di coinvolgere anche gli Stati Uniti, che professano neutralità ma interverrebbero in favore del Giappone dati i legami esistenti tra Tokyo e Washington, minando l’equilibrio dell’intera regione.