Abstract:
La personale condizione di emigrato a Madrid da otto anni ha fornito la possibilità di cogliere le dinamiche sociolinguistiche rilevate tra un gruppo di impiegati italiani, questi vivono sospesi tra due lingue: lo spagnolo e l’italiano.
L’itañolo costituisce, diversamente dal cocoliche e dallo spanglish, uno spazio linguistico informale, precedentemente smarrito a causa del processo migratorio, e di cui i soggetti che ne formano parte si sono riappropriati. Esso mira a stabilire una comunicazione orale in cui viene privilegiata la fluenza rispetto alla correttezza formale, in cui i parlanti sono in grado di esprimersi più liberamente rispetto a situazioni comunicative monolingue, ne scaturisce un linguaggio arricchito dai vari fenomeni di contatto linguisitico di cui è composto (commutazione di codice, interferenze, attrito linguistico).
Questo spazio linguistico, nel contesto di un’educazione bilingue, deve ritrarsi: profilandosi infatti l’italiano come lingua debole si prospetta la necessità di creare un’abitudine comunicativa che implichi la compartimentazione dell’uso delle due lingue. È importante reagire in modo compensatorio introducendo strategie destinate al rinforzo della lingua debole.
L’aspetto identitario tra gli impiegati italiani a Madrid si manifesta nell’uso del dialetto, nel caso affrontato di bilinguismo precoce infantile invece il dialetto è stato sacrificato.
L’intrusione dell’inglese nel repertorio della bambina, infine, denota la forte influenza di tale lingua nel contesto sociolinguistico indagato.