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Tjažëlye sny fu il frutto di undici anni di lavoro. Scritto tra il 1883 e il 1894 e pubblicato nel 1895, fu l’opera che diede a Sologub la fama di scrittore decadente. Il romanzo narra le vicende di Login, insegnante di liceo trentenne che deve fare i conti con la pošlost’ della provincia russa. Oppresso da “sogni grevi”, il protagonista sfugge all’immobilismo e alla trivialità della società uccidendo il malvagio per antonomasia, il preside Motovilov. Grazie all’amore salvifico della bella e pura Anna, Login ritrova se stesso e ricompone la propria identità divisa.
Al centro dell’opera, assai debitrice al bytovoj realizm di Čechov, Gogol’,
Saltykov-Ščedrin, c’è la “ricerca della verità” da parte dell’uomo fin-de-siècle. È lo stesso Sologub a descrivere il suo protagonista e alter ego, Login, come un uomo che “cerca la verità e la presentisce, la cerca coscientemente”. Fitto di citazioni e reminiscenze filosofico-letterarie, da Vl. Solov’ëv a Merežkovskij, da Nietzsche a Schopenhauer, da Poe a Baudelaire, da Turgenev a Dostoevskij, il romanzo accoglie ispirazioni, fonti, modelli eclettici ed eterogenei. In Tjažëlye sny trovano espressione tematiche che si svilupperanno successivamente in testi più tardi. La sua originalità sta nel collocarsi al crocevia tra realismo e decadentismo, naturalismo e simbolismo, prosa e poesia, romanzo e metaromanzo.
“Posseduto”, “maniaco”, “sadico”, “malato”, “anormale”, “decadente” –
questi sono solo alcuni degli epiteti dati dalla stampa all’autore di Tjažëlye sny, lo scrittore “più originale ed enigmatico” (per Vl. Bocjanovskij) dei tempi moderni. Nonostante la cattiva accoglienza dei contemporanei e i giudizi sfavorevoli della critica, questo romanzo costituisce tuttavia un punto nodale nella storia del simbolismo russo, del quale è la prima manifestazione letteraria, seppure ancora intrisa di atmosfere e motivi riconducibili all’estetica decadente. |
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