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Partendo dal riconoscimento dell'importanza delle zone costiere e delle forti pressioni a cui
esse sono sottoposte oggi, questa tesi di dottorato si è proposta di studiare lo strumento che
viene oggi promosso per lo sviluppo sostenibile di queste zone: la gestione integrata delle
zone costiere (ICZM).
Nella prima parte vengono considerati gli strumenti più utilizzati per la promozione di questo
processo, le linee guida e le norme, cercando di valutarne l'efficacia, sulla base di indicatori
quantitativi e semiquantitativi. La ricerca ha evidenziato un accordo generale sulle
caratteristiche della ICZM; non è più necessario, quindi, produrre altre linee guida, almeno
che non siano fecalizzate su questioni specifiche. Sembra invece più utile intervenire con
strumenti che pongano dei vincoli oppure introducano altri fattori che possono stimolare la
volontà politica ad avviare tale processo, quali l'offerta di finanziamenti per quei programmi
o piani che sembrano rispondere alle indicazioni delle linee guida. Rimane comunque da
valutare qual è l'impatto delle iniziative di ICZM sul progresso dello sviluppo sostenibile.
La seconda parte della ricerca cerca invece di evidenziare la complessità di questo processo,
affrontando due problematiche settoriali specifiche rilevanti e indagando quali strategie e
quali strumenti possono aiutare nella loro gestione. La prima è il riutilizzo dei siti dismessi,
lasciati in eredità dopo la fase di deindustrializzazione dei paesi ad economia avanzata iniziata
negli anni '70. L'analisi delle attuali politiche dei Paesi dell'UE ha evidenziato come tra i
principali ostacoli al riutilizzo vi siano la concorrenza con aree verdi disponibili e la
mancanza di forme adeguate per incentivare gli investitori al riutilizzo. Si è visto, inoltre,
come in generale manchi una strategia mirata che integri la gestione della contaminazione con
la pianificazione del riutilizzo dopo la bonifica. A tale scopo è stato costruito un sistema
esperto per la scelta della destinazione d'uso post- bonifica, all'interno di un sistema di
supporto alle decisioni, che prende in considerazione anche l'analisi del rischio e la scelta
delle tecnologie di trattamento. Esso è stato applicato al caso di Porto Marghera, dimostrando
di rappresentare bene il giudizio degli esperti. Tenuto conto che, come modello, non può
rappresentare completamente la complessità della questione, tale strumento è comunque utile
per offrire ai decisori una visione di insieme e una possibilità di confronto con gli esperti.
Infine si è presa in considerazione la problematica dei fanghi di dragaggio portuali. I porti, per
garantire la propria accessibilità nautica, si trovano oggi a dover gestire grandi volumi di
sedimenti, in parte contaminati da tutte le attività che interessano il bacino scolante. Nel lungo
termine si tratta quindi di un problema che va affrontato a scala di bacino. L'analisi delle
attuali politiche internazionali ha evidenziato come si punti l'attenzione su riutilizzo e
prevenzione; a livello nazionale mancano, però, norme specifiche e su scala locale i fattori
che determinano la scelta tra il riutilizzo o lo smaltimento in discarica sono economici. Si
rende quindi necessario, da un lato prevenire, coinvolgendo tutti i diversi attori a scala di
bacino, dall'altro far diventare più competitivo il trattamento e quindi orientare la ricerca in
tale senso. Uno strumento utile a tale scopo è rappresentato dai network; lo studio ha
evidenziato come essi possano favorire lo scambio di informazioni e conoscenze tra i vari
attori, ma perché siano davvero efficaci devono coinvolgere il maggior numero possibile di
questi.
La complessità delle politiche settoriali e la difficoltà nell'attuare la ICZM ha fatto emergere
una domanda che apre la strada a diversi sviluppi della ricerca: è più utile la ICZM o
intraprendere politiche settoriali che integrino tutti gli aspetti e considerino le implicazioni
delle proprie scelte sugli altri settori?
Today there is a common awareness of the great importance of the coastal zone, but there is
also concern about the pressures threatening it. The tool broadly presented as the most
suitable to promote the sustainable development of this area is Integrated Coastal Zone
Management (ICZM). Starting from this point the study tries to evaluate and compare the
effectiveness of guidelines and laws in promoting ICZM. The general agreement of the main
guidelines produced till now demonstrates that new ones are not necessary. Now that
obstacles and key aspects of ICZM are known it is necessary to find the way to overcome the
former and to introduce the latter. Laws have demonstrated to be effective to promote ICZM,
both those that bind to implement it and those that have other stimulating elements, such as,
fund provision for programs that meet specific requirements. Anyway, it remains to evaluate
if realised ICZM initiatives are really effective for the sustainable development of the coastal
zone.
Two sectorial issues, important for Venice, are considered in the second part of the research,
as examples of the complexity of ICZM. The problem of brownfield management affects
many coastal zones, as heritage of the industrial evolution of this areas. The common idea is
that to manage this problem in a sustainable way it is necessary to pass through the
redevelopment of brownfields.
The analysis of policies currently adopted around the EU countries highlights that one of the
main obstacle is the concurrence between these sites and greenfields; it is necessary to
introduce ways to hinder the use of the latter, otherwise economically favoured, and incentive
the redevelopment of brownfields. Fiscal and legal tools can be effective. It is also been noted
the lack of integration of environmental policies and planning ones, while it is necessary in
order to manage the issue. The decision-makers have to be supported to consider all the
aspects, without being experts. An expert system, fuzzy-logic based, was developed to help in
the choice of the most suitable use after the reclamation. This tool was applied to Porto
Marghera, the industrial area of Venice. It demonstrated to represent well the experts' logic,
giving reasonable answers; even if it cannot replace experts or decision-makers, it can be
considered a good tool to give a synthesised vision to the decision-makers and to enable all
actors to have a debate.
The second issue considered was the management of port dredged material. Nowadays ports
have to handle big quantity of dredged material to guarantee the access to ships that are
becoming bigger and bigger. Added to the problem of big volume, there is the contamination
of part of this material. This contamination comes not only from port activities, but also from
all the activities along the basin. So the long term management of this problem has to work at
this scale, involving all the stakeholders. In the past this material could be dumped without
any restriction into the sea, today this is permitted only for clean material. The research
highlighted that international policies promote beneficial uses and prevention as means to
manage this issue. The choice of beneficial uses of contaminated material has to pass through
treatment, that is in many cases very expensive. In order to make it more attractive, research
to develop better technologies is needed and it is necessary to limit the use of landfills as well.
The tools proposed to promote a demand driven research and to facilitate the exchange of
information and knowledge are the networks. Their analysis demonstrated that they can be
very useful, but their effectiveness depends on their capacity to involve a big number of
different stakeholders.
The complexity of these two sectorial issues puts a final question: sectorial policies,
considering all the aspects, included their effects on other sectors could give more results than
ICZM? It has no answer till now and offers many opportunities to go on with this research. |
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