Abstract:
Il primo capitolo della tesi tratta il discorso della Sindrome di Stendhal, spiegando chi è Stendhal e da dove deriva questo nome.
In seguito il capitolo elenca esempi concreti di persone affette dalla Sindrome di Stendhal che ha curato la Dottoressa Magherini, primaria all’ospedale di Firenze che aveva preso in cura i pazienti colpiti da questo tipo di Sindrome.
Alla fine del capitolo ho trattato alcune teorie psicologiche che hanno studiato questa Sindrome analizzandola per capire il collegamento che vi è tra cervello e arte, dunque le reazioni umane davanti all’arte.
Ai vari modelli di interpretazione psicologica proposti ho affiancato anche alcune teorie neuroscientifiche.
Nel secondo capitolo tratto della domanda di beni artistici e della teoria economica classica confrontandola con la teoria in presenza di addiction culturale.
Inoltre ho analizzato le differenze tra i beni artistici e i beni comuni.
Nel terzo capitolo invece mi sono concentrata sull’ addiction, sulla formazione di abitudini e ho spiegato vari modelli proposti dagli studiosi in questo ambito.
Stigler e Becker (1977), Becker e Murphy (1988 ), sono due dei modelli che ho proposto: in entrambi i casi loro propongono i gusti come costanti: l’utilità marginale cresce quando aumenta lo stock di visite dal passato.
Marshall invece propone la habit formation: per lui il cambiamento dei gusti fa crescere l’utilità marginale.
Cresce la qualità e la quantità grazie alle esperienze passate di consumo, si ha specializzazione verticale, domanda è distribuita nel tempo.
In conclusione mi sono interrogata sul discorso della Sindrome di Stendhal e se questa, in base ai modelli economici proposti, può essere considerata una forma di addiction oppure no.