Abstract:
I tragici eventi che l'11 marzo 2011 hanno colpito la regione del Tōhoku hanno lasciato un segno profondo nella storia del Giappone e nella sua letteratura. La scossa tellurica è stata così forte da essere riuscita a far tremare financo il panorama letterario, e lo tsunami sembrava aver travolto e annichilito le parole degli scrittori.
A queste catastrofi naturali si è aggiunto il disastro della centrale di Fukushima Daiichi, causato invece dall'uomo: sebbene non sia la prima volta che gli scrittori si trovano di fronte al difficile compito di raccontare una tragedia nucleare, c’è qualcosa che rende il blocco da pagina bianca del post-Fukushima ancora più difficile da superare rispetto al passato. L’incombente minaccia radioattiva, infatti, non viene più questa volta dall’esterno e non è nemmeno scaturita da un contesto bellico com'era stato per i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. A mettere in pericolo le sorti del Paese è ora una centrale che il Giappone stesso ha costruito e di cui ha propagandato l’assenza di rischi.
In questa tesi ho scelto di esaminare qual è stata la risposta di Tsutsui Yasutaka, uno dei maggiori esponenti di letteratura fantascientifica in Giappone, al disastro di Fukushima.
Nella mia analisi mi concentrerò su tre opere in particolare: Toki wo kakeru shōjo, romanzo del 1967; Bianca Overstudy, light novel conclusasi nel 2012 che si configura come una self-parody di Toki wo kakeru shōjo; infine, Vietnam kankō kōsha, racconto breve del 1967 che riletto ora sembrerebbe quasi essere stato la fonte di ispirazione per uno dei progetti avanzati circa il futuro di Fukushima.