Abstract:
L’intento della presente tesi è quello di dimostrare che la fotografia può essere intesa sia come una tecnica che come un’arte a seconda dei differenti contesti, senza però utilizzare argomenti di tipo tecnico e soprattutto estetico che appartengono propriamente alla storia dell’arte, ma che spesso vengono utilizzate per descriverla.
In particolare sarà approfondito il pensiero della nota critica americana Rosalind Krauss sull'argomento e in particolare la tesi contenuta nella sua raccolta di saggi “Teoria e Storia della fotografia”, in cui la fotografia non viene più considerata come un’icona, (quindi legata alla realtà da un rapporto di verosimiglianza), ma come un indice. Rientrando in quest'ultima categoria, definita anche dalla semiologia di Peirce, la fotografia non può più essere quindi indagata secondo i criteri estetici propri delle icone perché, essendo un segno indiziale, ha un legame “fisicamente forzato” con la realtà.
Si presenteranno inoltre dei confronti con altri critici del secolo scorso che si sono interrogati sul rapporto tra fotografia e realtà, ad esempio Roland Barthes, secondo il quale la specificità della fotografia è l’aderenza alla realtà come referente. In particolare verrà poi considerato il pensiero di Walter Benjamin, il primo a riflettere sulle conseguenze dell’invenzione della fotografia e a valutarla come oggetto teorico; considerando il “fotografico” infatti si può cogliere la portata rivoluzionaria di questo mezzo e, più in generale, della tecnologia all'interno della società, oltre alla possibilità di osservare le trasformazioni avvenute nel mondo dell’arte.