Abstract:
Yayo Herrero è un’attivista, una ricercatrice, una divulgatrice di temi legati all’ecologia sociale e al femminismo sociale. La sua è una formazione importante: "ingegnera" tecnica agronoma, antropologa sociale e culturale, titolare della cattedra di Educación Ambiental alla Uned di Madrid. Il suo nome è legato, soprattutto, all'organizzazione Ecologistas en Acciòn di cui è stata presidente per 9 anni, fino alla fine del mandato nello scorso 2014 e di cui è, ad oggi, componente del direttivo. Dal 2012 è direttrice di FUHEM, una fondazione senza scopo di lucro di Madrid che promuove iniziative per buone pratiche “ecosostenibili” in collaborazione con scuole ed associazioni.
Insieme ad Alicia Puleo è tra le voci più note e appassionate dell’ecofemminismo spagnolo a cui aderisce nella corrente costruttivista. In Yayo Herrero l’ecofemminismo è sia categoria di analisi che movimento sociale, punto di incontro tra ecologismo e femminismo nel comune riconoscimento della dipendenza della vita umana dalla natura e dal lavoro di cura storicamente assegnato alle donne.
L'ecofemminismo di Yayo Herrero critica il modello capitalista dominante declinato secondo parametri di illimitata crescita economica e di un altrettanto illimitato accumulo. Un modello capitalista e patriarcale impostosi con una guerra ai corpi e ai territori, vulnerabili e finiti, tanto che Herrero parla di un vero e proprio Golpe de Estado, un colpo di stato alla vita umana e alla natura. Gli esseri umani, come tutti gli altri esseri viventi, dipendono dalla biosfera, dai suoi beni e dai sui processi. Così come dipendono dal lavoro di cura che a seguito della divisione sessuale del lavoro, e non certo per ragioni genetiche, è stato affidato alle donne nello spazio chiuso e non remunerato delle case. La presa di coscienza di questa doppia dipendenza, ecodipendenza dalla natura ed interdipendenza da altri esseri umani, può essere propulsiva per una trasformazione del modello economico egemonico.
Per Herrero la crisi in atto è molto di più di una crisi economica, di una crisi sociale: è una crisi di civiltà, una crisis de civilización. Ed è l’ultima chiamata per cambiare direzione, per togliere dall’epicentro delle società il mercato e mettere al suo posto il benessere delle persone, il “buen vivir”: ovvero la giustizia, l’equità sociale, la condivisione del lavoro, la redistribuzione delle ricchezze, la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente. Perché la decrescita non è un’opzione, è un dato!
L’ultima chiamata per rispondere a tre domande fondanti: quali sono le necessità che devono essere soddisfatte per tutte le persone? Quali sono le produzioni necessarie e possibili affinché si possano soddisfare? Quali sono i lavori socialmente necessari?