Abstract:
“Il Maestro disse: << È possibile stabilire un ordine nel mondo, nello stato e nella famiglia, è possibile rinunciare a titoli ed emolumenti, è persino possibile camminare su lame di spade luccicanti; ma praticare con perseveranza il giusto mezzo è impossibile.>> (T. Lippiello, La costante pratica del giusto mezzo, Marsilio 2010). Così nel nono capitolo del ZhongYong si parla della difficoltà di perseguire il giusto mezzo nelle faccende quotidiane, nonostante apparentemente sembri un compito semplice paragonato a situazioni molto più complesse e, per certi versi, ostili. Ma, se affrontare con equilibrio e moderatezza le comuni mansioni quotidiane è ritenuto, per citare il passo precedente, un risultato “impossibile”, praticare la giusta traduzione lo è certamente ancora di più. Vi sono diversi problemi che un traduttore può incontrare nella resa di un testo letterario, in particolare se si tratta di un testo antico e lontano, quindi, dalla realtà sociale in cui si desidera presentare la propria traduzione. Si possono incontrare importanti barriere linguistiche e interpretative, inoltre se si considera il grande divario culturale fra due mondi così distanti come quello orientale e quello occidentale, le difficoltà nella resa traduttiva aumentano ulteriormente.
Analizzando diverse traduzioni del ZhongYong, uno dei più importanti testi della cultura classica cinese, cercheremo di capire come i diversi traduttori abbiano cercato di rendere accessibili al pubblico occidentale tematiche e concetti molto lontani dal contesto culturale della Cina confuciana.