Abstract:
Nell’ultimo lustro, a causa anche dei profondi mutamenti nei sistemi politici arabi, abbiamo assistito all’ascesa del terrorismo mondiale. Nel 2014, tuttavia, tale fenomeno ha raggiunto il suo picco, registrando il successo dell’ISIS e la sua spaventosa espansione territoriale. La violenza settaria, la pulizia etnica, la reintroduzione della schiavitù e la distruzione del patrimonio storico-artistico sono solo alcuni dei crimini commessi da Daesh che fanno rabbrividire il mondo.
Ma quello che colpisce di più è la giustificazione in chiave religiosa di tutte queste azioni e la convinzione di questo, come di altri gruppi jihadisti, che l’Islam sia un credo dalla natura violenta ed intollerante. Questa concezione stride con la posizione delle principali istituzioni, delle organizzazioni internazionali e dei governi dei paesi islamici i quali parlano di un Islam pacifico e tollerante. Tale dualità assume sempre più i tratti di una lacerazione insanabile tra due visioni opposte della religione, ognuna delle quali combatte la sua battaglia a colpi di versetti.
Il mio studio si propone di analizzare tale dicotomia in seno all’Islam passando in rassegna le reazioni all’ISIS delle principali personalità islamiche e degli enti religiosi. Questo ha permesso di delineare un quadro tragico della situazione islamica, poiché lacerata da conflitti e criticità antiche. Anche laddove si cerchi di riformare l’educazione religiosa ed il pensiero islamico per dargli nuovo slancio, come ad al-Azhar, si assiste al ritorno di strategie fallimentari del passato. L’Islam moderato è in crisi profonda poiché sta perdendo credibilità e risulta incapace di reagire in maniera propositiva ad un fenomeno pericoloso.