Abstract:
“Der Untergang des Abendlandes” di Oswald Spengler segna un passaggio fondamentale nella storia del conservatorismo tedesco. Iniziata agli albori della prima guerra mondiale, per molti intellettuali tedeschi un'occasione di rinascita culturale e di emancipazione da ideali liberali, la filosofia della storia spengleriana rielabora i 'valori morali' bellici per ergerli a dogma in un futuro ordine politico-sociale, il 'Cesarismo'. Come già avevano fatto grandi personalità politiche quali Machiavelli, Federico il Grande o lo stesso Bismarck, Spengler si serve dello strumento dell'analogia per determinare il prossimo futuro dell'occidente, e, individuando molteplici similitudine tra il suo tempo e l'Impero Romano, ne deduce che esso - nonostante gli insuccessi appena riportati nello scontro bellico - si evolverà a favore di una nuova ascesa imperialistica tedesca.
Questa visione spengleriana trova grande eco tra numerosi intellettuali di destra nella Repubblica di Weimar. Anche se questa oggi vale come un eccezionale esempio per i governi democratici del secondo dopoguerra, in quegli anni viene percepita da molti come un'istanza estranea, frutto della più umiliante sconfitta mondiale. La destra conservatrice, tra i cui nomi erge quello di Ernst Jünger, si impegna ora nell'elaborazione di un'alternativa nazionale, a cui l'intera 'Volksgemeinschaft' deve contribuire.
In questo scritto verranno quindi affiancati i due scrittori, Spengler e Jünger, per capire in che misura il secondo fu influenzato dalle idee estetico-politiche dell'”Untergang des Abendlandes”.