Abstract:
A Firenze durante gli anni universitari comincia l'attività di traduttore di Leone Traverso. Vi si era recato per studiare filologia classica e nell'ambiente fiorentino conosce personaggi come Poggioli, Landolfi, Bo, poi Luzi, Macrì, Baldi. Il gruppo di studenti ventenni è spinto dalla necessità urgente di esperienze nuove e moderne, in poesia specialmente, che filtrano troppo lente e scarse dai canali della letteratura ufficiale. Per avere a disposizione in breve tempo un numero consistente di opere decidono di dividersi il lavoro: Poggioli e Landolfi scelgono l'area russa, Bo da tempo si interessa di poesia francese, a Traverso tocca l'area germanica. Da traduttore fornisce alla cerchia fiorentina testi di capitale importanza per la nascita dell'ermetismo. L'incontro di Traverso con i poeti di lingua tedesca, a parte qualche evasione, costituirà l'impegno della sua vita: non può tradurre su commissione, ma deve essere sempre convinto della validità estetica (ed anche etica nel senso di una onestà intellettuale, della sincerità della poesia, della generosità, dell'impegno profuso) di ciò che studia. E' giusto parlare di incontri perché fra l'opera da tradurre e il traduttore si instaura un rapporto di scambio reciproco, attraverso l'affinità del sentimento Traverso "scopre" la traduzione, come se fosse sempre esistita attendendo di essere ritrovata. Egli confessa che a volte le sue versioni sono nate da un raptus improvviso, da un momento in cui non più padrone di sé diventa strumento di "qualcos'altro". A questo stato d'animo giunge anche per l'innamoramento che lo prende dei poeti e dei loro versi e che lo spinge a volersi confondere con essi. C'è molto di Rilke in questo atteggiamento e, come in Rilke, all'impeto iniziale segue un lungo ed accurato labor limae, perché Traverso ha una concezione molto aristocratica dell'arte. Traverso condivide il pensiero di Mallarmé secondo cui compito della poesia è l'interpretazione orfica del mondo, così scorge la linea virtuale che collega Hòlderlin a Rilke: Holderlin è il Titano, il grande nostalgico che soffre per la lontananza dal divino, Rilke alla fine è colui che riesce a ricomporre l'unità perduta, scoprendo che ildivino permea l'uomo e tutto l'universo. Tra questi due poli si muove la ricerca traversiana: per affinità elettiva si accosta a George e Rilke, poi al grande amante della metamorfosi che è Hofmannsthal, dalle liriche giovanili della "preesistenza" alla disperazione di Lord Chandos; dall'Austria portatrice di civiltà passa all'angoscia esistenziale, alla dissoluzione nella guerra con Trakl. Legge Kleist, un espressionista ante litteram, appassionato e schiacciato dal peso della vita e del suo talento. Sulla linea espressionista si colloca anche la novità e atroce lucidità della lirica di Benn. Poi c'è un ritorno a Hòlderlin, già frequentato in passato e riconosciuto ispiratore dei modi di Trakl, di cui pubblica degli Inni e frammenti (siamo già nel 1955). Dopo i Titani approda all'Olimpico, Goethe, a cui arriva dopo lunghi anni di meditazione, quasi di palestra, riesce a tradurre solo Torquato Tasso. Sembra che alla fine volesse occuparsi di Paul
Celan .
Non si ferma però alla sola poesia tedesca: nel 1939 traduce Yeats, si occupa di poesia spagnola e nel suo tentativo di raggiungere le fonti della poesia oltre che per il suo antico amore per la filologia classica non può che risalire fino a Pindaro, quasi un padre spirituale di Hòlderlin, e ai grandi tragici greci Eschilo, Sofocle, Euripide. L'interesse di Traverso per i "suoi" poeti è costante e non si esaurisce nell'edizione, ma è frutto di varie riprese nel tempo, in seguito a stimoli diversi, sia personali che scientifici, come la pubblicazione di inediti, di commenti ed esegesi in progressiva elaborazione in Italia e all'estero. Inoltre la riedizione delle sue traduzioni lo chiama sempre ad interrogarsi sull'opportunità di apportare modifiche ai testi o aggiungere commenti, fornire prefazioni più dettagliate ed esaurienti. La precisione e perizia delle prefazioni ai volumi, nel pur limitato spazio concessogli dagli editori, ne fa dei veri brevi saggi critici con interessanti aperture sui poeti e la loro opera tanto che molte di queste verranno poi riunite in due volumi: Studi di letteratura greca e tedesca (1961) e Sul " Torquato Tasso " di Goethe e altre note di letteratura tedesca.
E' anche un grande prosatore e di questa sua abilità dà prova in una serie di corrispondenze per alcuni quotidiani e riviste in cui descrive famose città che ha occasione di visitare o letterati e artisti stranieri che conosce. Scrive anche dei versi che pubblica con parsimonia, forse per umiltà perché il suo lavoro era un altro. Le sue poesie hanno un timbro ben definito, sono nutrite di letteratura; legate alla sua terra d'origine, sono pervase di insoddisfazione per il presente e dominate da un anelito di morte. Non ci sono parole di speranza nella sua lirica.
Leone Traverso (1910-1968) moved from Padua to Florence to attend lessons at the Faculty of Literature. His aim was to study classical philology. In Florence he met Poggioli, Landolfi, Bo, then Luzi, Macri, Baldi. This group of twenty-year-old university students was in urgent need of brand new experiences, especially in poetry, which filtered too slowly and too scarcely through the established channels of the official literature (at those times a regime literature). To obtain access to a large body of foreign literature in the shortest amount of time, these young men decided to share the work of translation: Poggioli and Landolfi chose the russian area, Bo spent his time studying french poetry and the german area was the concern of Traverso. That was how Leone Traverso started his career as a translator and contributed many important texts to the birth of the hermetic movement. A regular attendance of german poets, apart from rare evasions, was Traverso's life engagement: he was not able to translate on demand because he had to be always persuaded of the aesthetic value of a subject (sometimes he needed also an ethical value that meant intellectual honesty, a sincere poetry, generosity and a serious application). Attendance, in Traverso's way, means a real meeting in the sense of establishing a deep relationship between him (the translator) and the text he was about to translate, i.e. it means a mutual exchange in which Traverso discovered the perfect translation through a
spiritual affinity, as if it always existed just waiting to be found. He confessed that sometimes his versions were suddenly originated from a raptus, when he was not able to control himself so that he became an instrument of "something else". He was in this state of mind because he fell in love with the poets and the verses so that he was nearly forced to mix with them. This attitude came from Rilke and, as Rilke did, a long an careful labor limae followed the impetuous beginning, because Traverso had an
aristocratic idea of the art.
In accordance with Mallarmè, Traverso thought that the task of the poetry was an orphic
interpretation of the world, so he saw a virtual thread which ties Holderlin to Rilke:
Holderlin is the Giant, the great nostalgic who suffers from being so far away from the
Divinity, Rilke, at the end, is the one who succeeds in restoring the lost unity, the one
who discovers that the Divinity permeates all of mankind and all the universe.
Traverso's research moved between these two poles: an elective affinity drove him to George and Rilke, then to Hofmannsthal, the one who loved the metamorphosis, from the lyricism to the despair of Lord Chandos; from an Austria, leader of courtesy, he went to the other extreme to grief, to disintegration caused by the war in Trakl's poetry. Then he read Kleist, who is described as an ante litteram expressionist, a passionate man, overwelmed by the weight of life and of his talents. Following the expressionist path he met the originality and the cruel lucidity of Benn's lyric. Then Traverso came back to Holderlin and he published a version of Himns and Fragments (1955). After the Giants and years of meditation he started focusing on Goethe, the Olympic, but ended up only translating Torquato Tasso. It seems that at the end of his life he intended to work on Paul Celan. Traverso did not work always on german poetry: in 1939 he translated Yeats, then he studied Spanish poetry; trying to reach the sources of poetry and following his former interests in classical philology he went back to Pindarus, nearly a spiritual father to Holderlin, and to the great greek tragic poets Aeschylus, Sophocles, Euripides. Traverso was always interested "his" poets especially when a new edition or a new commentary appeared in Italy or abroad. When an editor asked him to republish his translations he took the opportunity of modifying the versions, adding notes, giving more detailed and exhaustive prefaces. Even if the editors let him very little space, the precision and the skill of the introductions or prefaces made them real critical essays with interesting overviews on the poets and their works. This prefaces were collected in two books: Studi di letteratura greca e tedesca (1961) and Sul "Torquato Tasso" di Goethe e altre note di letteratura tedesca (1964). He also was a great prose writer. Owing to this skill of his, he produced a series of reports published on newspapers and magazines in which he described the famous cities he visited, the foreign men of letters and the artists he met. Traverso wrote some verses, published sparsely, perhaps because he was modest and a translator, not a poet. His lyric has a well marked and learned timbre: it is tied to his homeland and it is dominated by a sort of disappointment for the present life and by the longing for death. In his lyric there are no words of hope.