Abstract:
La ricerca prende in esame il ciclo pittorico realizzato dopo l'incendio del 1577 nelle sale del Maggior Consiglio e dello Scrutinio in Palazzo Ducale a Venezia. Sulla base della documentazione nota, viene tracciato un percorso della decorazione attraverso le descrizioni dei singoli quadri contenute nel programma iconografico manoscritto e nella Dichiaratione di tutte le Istorie (1587) di Girolamo Bardi. Messe a confronto con i testi fondanti dell'ideologia aristocratica, le immagini sono valutate come creazioni autonome in grado di veicolare nozioni e concetti basilari del sistema di pensiero veneziano. Tra retorica celebrativa e teoria politica, viene affrontato il tema del cosiddetto 'mito di Venezia', cercando però un approccio che privilegi quegli aspetti che avvicinano l'ideologia veneziana al coevo dibattito europeo sull'idea di sovranità e di potestas assoluta. Sotto questo punto di vista, l'indagine dei dipinti scopre un processo di sintesi figurativa che assomma i temi e i topoi principali di questa temperie culturale, mettendo in evidenza i temi di Pace e Giustizia in relazione al concetto di regalità. I dipinti di soggetto storico imbastiscono una visione gerarchizzata della società veneziana, in cui si manifesta scopertamente l'ideologia aristocratica che informa la vita della città e la definizione dei rapporti sociali. Grande risalto è dato alle insegne di potere che fanno del doge un sovrano degno di sedere affianco al papa e all'imperatore, investito di un'aura sacrale e dotato di un'autorità indiscussa, rappresentativa della regalità che la Repubblica di San Marco pretende per sé. Il doge diviene una sorta di terzo monarca (sempre inteso come rappresentante della Serenissima) tra le due massime autorità spirituale e temporale, da ciascuna delle quali riceve prerogative che lo innalzano al loro rango. In questa prospettiva le imprese della quarta crociata e quelle successive completano l'ideale sostituzione della Repubblica veneziana all'Impero: la sovranità di Venezia si modella così su un'idea di sovranità imperiale che implica anche l'esercizio del potere spirituale attraverso il controllo giurisdizionale della Chiesa locale. Si delinea così progressivamente una missione imperiale di Venezia, che consiste nello scacciare i nemici della fede, difendere il cristianesimo e favorire l'instaurazione di una pax aurea. Queste considerazioni permettono un'apertura sulla realtà politica dell'epoca, poiché nella decorazione si profila la presenza dell'Impero Ottomano come obiettivo nemico e la Francia come possibile alleato e modello di sovranità. La confluenza di realtà e mito orienta la visione della storia veneziana, determinando una distribuzione delle tele in grado di stabilire nessi concettuali tra le varie parti della decorazione, che si sovrappongono al semplice sviluppo storico-narrativo trasformando l'andamento lineare in un gioco di incastri e di rimandi. I dipinti costituiscono così un insieme compiuto e unitario in cui l'autorappresentazione del potere da piena formulazione a una concezione provvidenziale del ruolo di Venezia nella storia, concepito come attuazione di un disegno preordinato che fa della città lagunare una dvitas eletta destinata a governare i popoli in quanto garante di libertà.
This research investigates the series of paintings executed after the 1577 fire in the Maggior Consiglio and Scrutinio Halls of Palazzo Ducale in Venice. On the basis of the already known documentation, the development of the decoration is outlined through the description of each painting following the hand-written iconographic programme and the Dichiaratione di tutte le Istorie (1587) by Girolamo Bardi. Once compared with the fundamental text-books of the aristocratic ideology, the pictures are considered as autonomous creations that are able to convey fundamental ideas about the system of the Venetian way of thinking. The so-called 'myth of Venice' is discussed between the celebratory rhetoric and the political theory, but with an eye to those aspects which bring the Venetian ideology near the coeval European debate on the idea of sovereignty and absolute potestas. From this point of view the analysis of the paintings reveals a process of figurative synthesis which unites the principal themes and topoi of this cultural atmosphere, and emphasizes the subjects of Peace and Justice in connection with the idea of regality. The historical paintings outline a hierarchical view of the Venetian society, in which the aristocratic ideology shows itself and forms the life of the city and the social relations- Great prominence is given to the insignia of the Power which make the doge a sovereign worth sitting near the pope and the emperor, invested with a sacral aura and endowed with an indisputable authority , that represents the regality to which the Venetian Republic lays claim. The doge becomes a kind of third monarch (as a representative of the Serenissima) between the two most prominent spiritual and temporal authorities, that bestow on him privileges in order to raise him to their rank. As a consequence the fourth crusade and the successive undertakings complete the ideal substitution of the Venetian Republic for the Empire: so Venice models its idea of sovreignty on the imperial one, together with the idea of the exercise of the spiritual power through the jurisdictional control of the local Church. By degrees Venice takes upon itself an imperial mission in order to banish the enemies of Faith, defend Christianity and promote a pax aurea. In this way it is possible to glance at the political reality of the time, since in the decoration is outlined the presence of the Ottoman Empire as an enemy and of France as an ally and a model. The meeting of reality and myth directs the Venetian history and leads to a distribution of the paintings that brings about conceptual links among the different parts of the decoration which are added to the simple historical-narrative development, so that the linear proceeding becomes a scheme of new references. Thus the paintings form a completed and unitary composition in which the self-representation of Power fully expresses the providential idea of the role of Venice in history, that is the predeterminated design of a civitas bound to govern peoples in the name of Liberty.