Abstract:
Un processo originale di apertura del sistema politico, basato su un nuovo tipo di legame/relazione tra la monarchia e l'opposizione e la società civile è in vigore tutt'ora in Marocco.
Iniziato da Hassan II nel 1990, questo processo ha trasformato il ruolo delle elezioni, diventate ora più trasparenti. Ha anche integrato nei meccanismi di competizione politica legale un partito di tendenza islamica: il Partito della Giustizia e dello Sviluppo, atipico. Dopo un decennio all'opposizione al Parlamento, esso oggi è al comando di una coalizione nell'Esecutivo. Questi due elementi sono alla base del mutamento del funzionamento del sistema politico. Lontano da addomesticare questo nuovo partito di opposizione, essi permettono al PJD di avvicinarsi alla questione monarchia pure continuando a dare prova del suo forte potere di mobilitazione elettorale.
La monarchia, allo stesso tempo, combatte sul campo religioso, uno dei suoi pilastri fondamentali per sopravvivere e monopolizzare soprattutto l'esecutivo, le riforme imposte dalla monarchia, nel campo religioso, dopo gli attentati di Casablanca e di Madrid. Ciò spinge la monarchia verso una ripresa autoritaria ed una tendenza retrograda. Il PJD, si trova anch'esso tra l'incudine ed il martello, trasformandosi in un partito democratico e moderato come gli altri partiti, accettando le regole del gioco politico, ed allontanandosi dal doppio discorso.
Certamente, gestire la cosa pubblica non è facile per il PJD, soprattutto sotto l'egida di una monarchia esecutiva, il prezzo pagato sta non solo nella perdita delle voci dei simpatizzanti, ma nella domanda che si impone: quale apporto ha dato al Marocco per concludere questa fase di transizione e di apertura per avviare una via per una democratizzazione reale del paese?