Abstract:
Questa tesi si propone di analizzare quanto una consistente parte delle pratiche artistiche degli anni novanta abbiano inteso indagare l'ambito della quotidianità e della vita ordinaria.
Il coinvolgimento diretto nella realtà e l’esperienza di tutti i giorni diventano sempre più rilevanti nei lavori e nelle riflessioni degli artisti di quel decennio: si prende dunque in primis in esame come quelle ricerche siano emerse in occasione di alcune precise esposizioni temporanee e come si siano sviluppate, contestualizzandole nel momento storico, politico ed economico. Questi lavori sull’esperienza quotidiana - attraverso alcuni precisi casi di studio che riguardano Jeff Wall, Hannah Starkey, Sarah Jones, Nan Goldin, Richard Billingham, Wolfgang Tillmans e Tina Barney - vengono poi considerati da un punto di vista compositivo, ovvero come si concretizzi di volta in volta la combinazione/opposizione tra l’ “allestimento” del quotidiano in momenti ricreati e coreografati come set cinematografici e l’esasperazione del vero nella messa in scena della sfera intima dell’artista.
In conclusione è proposta un’analisi comparata tra le diverse esperienze e un’indagine su realtà e finzione nella società dell’immagine degli anni novanta, con un approfondimento dedicato al recente testo di François Jost Le culte du banal.