dc.contributor.advisor |
Mondini, Sara |
it_IT |
dc.contributor.author |
Porta, Michela <1986> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2015-02-11 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2015-07-04T14:47:08Z |
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dc.date.available |
2015-07-04T14:47:08Z |
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dc.date.issued |
2015-02-24 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/5971 |
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dc.description.abstract |
L’elaborato si propone di tratteggiare l’impiego del ‘mandala’, muovendo dai suoi significati “originali” ma concentrandosi sulla sua moderna evoluzione e sul suo impiego nella contemporaneità in pratiche contemplative e meditative.
Visualmente riconoscibile e presente nel paleolitico a rappresentare molto probabilmente il sole ed il “centro divino”, il mandala viene ufficialmente identificato con questo suo nome con la nascita della cultura buddhista all’incirca nel 600 a. C. nel Subcontinente indiano. Da qui in avanti, questa figura viene considerata una sorta di collegamento tra mondo terreno e divino, e permette la crescita interiore attraverso un viaggio iniziatico che intraprende chi contempla o crea il mandala stesso.
La storia del mandala qui delineata – o meglio della sua interpretazione – si snoderà da un ambito prettamente religioso che conferisce al mandala tra gli altri poteri protettivi apotropaici, attraverso le sue qualità e peculiarità estetiche osservate e estrapolate in ambito artistico – basti pensare al movimento percepito osservandone il centro (bindu) e la capacità di diffondere sensazioni di benessere grazie a forme e colori – fino ad approdare all’ambito della psicologia dove Jung confermava il valore della creazione/realizzazione del mandala capace di ristabilire l’equilibrio perduto tra conscio ed inconscio.
Il lavoro si conclude con l’esperienza di laboratorio – condotta personalmente – dove si intende fornire un esempio di utilizzo moderno del mandala nei laboratori artistici dove si ritiene esso contribuisca ad equilibrare i chakra e favorire la centratura e il rilassamento della persona.
Il percorso ambisce a dimostrare come la iniziale rappresentazione di un “centro divino” abbia trovato nel corso del tempo molteplici declinazioni, passando ad essere rappresentata su stoffa o resa tridimensionalmente trovando applicazione nella costruzione di edifici, ma allo stesso tempo abbia perduto l’iniziale valore spirituale intrinseco e simbolico, come del resto la connotazione divina. Con gli studi approfonditi effettuati da Jung e il riafacciarsi di nuove forme di spiritualità nel tardo XX secolo, la figura sembra inizi a riacquistare valori mistici e simbolici, emanazioni e trasformazioni degli originali significati. |
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dc.language.iso |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Michela Porta, 2015 |
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dc.title |
Il Mandala: riflessioni sulla sua percezione e sul suo utilizzo in occidente |
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dc.title.alternative |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Storia delle arti e conservazione dei beni artistici |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali |
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dc.description.academicyear |
2013/2014, sessione straordinaria |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
835638 |
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dc.subject.miur |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.date.embargoend |
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dc.provenance.upload |
Michela Porta (835638@stud.unive.it), 2015-02-11 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Sara Mondini (sara.mondini@unive.it), 2015-02-16 |
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